giovedì 14 novembre 2013

duecentosei 206

Normalmente ci si innamora. Ci si sposa. Nascono i bambini. Ci si separa. La donna chiede l'assegno di mantenimento. Oppure. Ci si separa dopo anni. E dopo aver saputo che si aveva una moglie. E Lei dopo aver saputo che aveva un marito. La donna chiede l'assegno di mantenimento. Oppure. Nascono i bambini. I quali non sono del marito. Come la moglie sospettava. Nascono figli illegittimi. Ci si separa. Dopo che uno dei figli durante un litigio ha detto del cornuto e bastardo al padre. E va a vivere col nuovo padre assieme alla madre. La donna chiede l'assegno di mantenimento: al padre, ex cornuto e bastardo. Il quale se vuole può scegliere se essere solo un ex cornuto, o anche bastardo in pectore nel darle l'assegno di mantenimento. In ogni caso. Come si vede le situazioni possono essere variegate ma l'elemento che non cambia è. Che la donna se può, chiede l'assegno di mantenimento. All'uomo. Che per legge stabilita dallo stato nel divorzio con prole, stanzia una sorta di: walfare per la donna. E non è una brutta idea vista dalla parte della donna. E non è una brutta idea vista dalla parte dello stato. Che così tutela i più deboli, i quali per la stragrande maggioranza dei casi, diventano i più forti. A discapito dell'uomo che invece, più passa il tempo e più diventa debole, scivolando nella povertà. Vedendosi miserabile e con buone probabilità d'incappare nella regola francescana, contro la propria volontà, e contro quella di Dio ( che non gli ha inviato la vocazione ) . Il quale divenuto povero non risulta essere più risorsa per quel walfare; così reclamato dalla donna e stabilito per legge, attraverso gli avvocati, e attraverso il senso civico sviluppatissimo della normativa che tutela i più deboli ad essere mantenuti con giustezza dalla parte forte della famiglia ( l'uomo ) che non è in famiglia, e non ha, più famiglia. Il quale uomo, scivolando sempre di più nella povertà, ad un certo punto, non risulta essere più risorsa con quel walfare, per quella famiglia che si vorrebbe nella giustezza tutelare. E nasce il problema. Che se diventa povero chi deve dare il danaro, poi non c'è più danaro per nessuno. Si secca la fonte. E si è in difficoltà. E non è nelle difficoltà solo l'uomo che non riesce ad onorare quell'impegno, è nelle difficoltà chi non riceve più quel walfare; è in difficoltà la credibilità della legge dello stato, è nelle difficoltà chi deve far funzionare quel sistema, poiché ha di fronte a sé, problemi diversi rispetto a quelli che doveva risolvere. Ci rimettono tutti. Ed è una brutta idea, vista dalla parte dell'uomo. Che non immaginando le relazioni esposte sopra in merito all'assegno di mantenimento, ma. Solo ed esclusivamente per egoismo viscerale, rinunciando ad accontentare la donna che richiede quell'assegno, e rinunciando ad ascoltare il presunto buonsenso nella legge, che norma le separazioni e il mantenimento da parte dello stato. E solo per egoismo riesce ad affrontare con tenacia quella povertà che si affaccia di fronte a sé, e che potrebbe propagarsi come la peste: che lo stato dovrebbe impegnarsi economicamente a riconoscergli un merito per quel rifiutarsi d'onorare quel walfare. Inviandogli non un'ammonizione morale, bensì un assegno di ringraziamento. Altroché.              

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