giovedì 30 novembre 2017

cinquecentoventotto

La giovane ragazza dalla bellezza che svanisce in un baleno ha le gambe ben tornite dal volto fan capolino gli occhi da cerbiatta, mi canzona come si fa con le persone eccentriche, usa una punta di sufficienza, si prende gioco di me per antipatia senza che questa lieve acrimonia la metta in difficoltà di relazione cliente / barista imbastisce doppi sensi rivolta ad altri sfodera umorismo con poca verve a volte elargisce ad un cliente a caso il suo sorriso beffardo null'altro che questo, tutto in sotto traccia alla fine finge educazione, mi avvicino alla cassa per pagare la consumazione con l'animo tranquillo di chi è in santa pace, mi augura la buona giornata mentre vado mi volto le rispondo altrettanto a te.

cinquecentoventisette

Attendo tutta la mattina per ottenere un colloquio con la professoressa. Per avere il colloquio è necessaria la posizione, così la chiamano, che ti viene data per via telematica. Primo secondo terzo ecc. Da perfetto uomo inconsapevole delle cose, non avevo la posizione. Sono scivolato dietro a quelli che questa posizione l'avevano. Poi se ne sarebbe andata. Al chè l'ho fermata in tempo mentre entrava in classe per la lezione. Con reciproca gentilezza ci siamo accordati per un incontro al termine dell'ora. Nonostante la mia indisciplina c'è la necessità di presentarmi al colloquio per mio figlio. A volte non posso fare a meno di notare in me un'idiosincrasia per le procedure. La professoressa si esprime con un forte e simpatico accento inglese.

cinquecentoventisei

Mi siedo, faccio colazione, leggo un saggio sul 68, rifletto su un capitolo che sottolineo, nel riflettere allungo la vista, non mi accorgo di fissare una donna giovane con insistenza seduta davanti al mio tavolino guarda il proprio I-Pad si accorge del mio sguardo. Un uomo maturo, capelli bianchi, barba bianca, crede di capire che la voglia corteggiare con lo sguardo per invitarla ad un'avventura. Guarda l'I-Pad liberando una smorfia che ha sapore di diniego e beffa nei miei confronti. In quell'attimo mi risveglio dalla riflessione: una nuvola di pudore mi si appiccica alla coscienza ricordandomi il lancio della smorfia di lei. La donna di circa 35 anni è seguita da due figli di pressapoco 8 / 10 anni è alta circa 1,70 soprattutto supera abbondantemente i 120 kg distribuiti alla bene e meglio. Mi viene alla mente che per poco danaro uno della mia età si porta a letto una donna giovane fatta meglio.     

domenica 5 novembre 2017

cinquecentoventicinque


 Caracter

arriva lui poi lui col suo passo pensante lo sguardo da maschera scaltra appende la camicia propugna la verità filtrata da un marchingegno nel sentimento dentro cui non si contraddice nel breve periodo
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esuberante sragiona testardo e si commuove col cuore di una donna trovando equilibrio intende a posteriori il peso delle vergate morali non quello delle parole che gli sgusciano al volo dalla bocca
secco d'acqua in volto una corteccia stesa per il viaggio al tempio antropologico disteso suona la melodia del vuoto a perdere gli indumenti ripiegati sulle rive del dolore un vortice di frutta secca  
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è intransigente illiberale quando ama è croce e delizia per ogni donna che consuma  e asseconda le situazioni del tempo elastico ammortizza l'udito recalcitrante tocca ferro il volto del ricordo
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sul nocciolo della questione si presenta a tappe intermedie sale scende ripristina la nuova decadenza in camicia corvina e cravatta vermiglio  lo shiba inu gli ballonzola tra i salici piangenti sfibrati
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toglie la bufera a cuccia sotto il sole il vortice di applausi e foglie in ferro inverte le pupille al diapason innesta lo stelo provvisorio dell'abbecedario palo del telegrafo degusta il vino in valvole da transistor cambia l'aria apre le finestre basculanti
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durante la notte partecipa ad un sogno attivamente. Si guarda allo specchio al mattino la barba il sorriso marpione due ciuffi di capelli in testa avvolti a corna di demonio s'innoltra nella giornata

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se ne va all'ora convenuta sul tratturo biscia d'acqua dietro il vomere a coda di rondine la scia di aironi bianchi lo seguono il canale immoto specchia dal cielo la campana del tempo monosillabico che rintocca 2 X 2 = 4- 4 X 4= 16 e via discorrendo  
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la testa torre di candida armoniosa suona il sangue nell'espressione rovesciata sul panno come una crema di mirtilli siedono i merli all'orecchio dalla parabola nel terzo occhio la coda arricciata danza in supplesse per scaramanzia
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pettina il terreno circostante con in braccio un nugolo di parrucche tolte dall'incrocio in aperta campagna l'antenna dei guai nel viola di un fodero al sole col calcio la pistola dietro il plexiglass 



  

cinquecentoventiquattro



Cielo, sole, stelle, luna, nubi, sicuramente tutto smirurato, ma il futuro è inesorabilmente imprigionato nella foschia. Lo sfondo non produce, non anima, rinchiude, rinserra, svolto entro in chiesa. Non prego un gran chè non leggo il libro aperto sul leggio il segno di croce con l'acqua santa la sensazione di avere la necessità di una catarsi. Il banchetto di iniziativa popolare in cui mi spingo è sotto il portico. Rifletto al pensiero d'uno scrittore che non conosco: quando lo vidi pensai al poeta Robert Frost sebbene Robert Frost sia molto diverso allo scrittore col cappello di paglia in testa cui viene attribuita la frase cui penso e che mi si stampa nella memoria - la persona è sempre in statu nascendi  - condizione d'ogni uomo se lo desidera ma anche se non lo desidera, la vita è continuamente una crescita. Penso ai piccioni in piazza, con la foschia fanno voli brevi, al principio ideatore del mio io che riluce, all'ovale della mia amica dal lucore simile ad una ragazza ritratta da Rembrandt, dell'ovale dell'altra mia amica col lucore Caravaggesco; alcune persone hanno una luce in volto, altre no. Mi fermo ascolto il programma per un attimo coinvolto in ciò che non capisco: in viaggio con l'anima spirituale ora devo usare l'anima psichica per concentrarmi. Nella realtà cerco di capire non riesco ad essere coinvolto a pieno da un progetto politico; mi spingo più in qua, faccio domande, l'interlocutrice è iper attiva convincente rischio di essere sommerso da un vortice parole uragano: zavorro me stesso, lancio qualche si, annuisco, capisco: di dovermi difendere senza fervore con idee che dormono in me nel più profondo non ho la voglia lo spirito il desiderio di manifestare il mio credo politico ho più la necessità d'introitare piuttosto di esternare; dall'angolo mi compare il pensiero dell'abitudine che mi redarguisce facendomi fretta da non poter rinviare nonostante il turbinio di umanità della donna. La scelta della briosc, davanti alla vetrinetta, integrale col miele un bicchiere d'acqua, un caffè in tazza grande, le cose sparpagliate sul tavolo, il panorama aritmetico personale. Qualche mosca atterra sul tavolo, ispeziona la briosc, s'invola, infastidisce, insiste, va viene, cerco di colpirla, fugge, irriverente, mi atterra sul vertice dell'orecchio. Di fronte a me il tipo legge il giornale, quello con la faccia da albanese digita al cellulare, costui col parrucchino le occhiaie prende il caffè: due colpi alla bustina dello zucchero all'angolo del tavolo strappa la sommità la rovescia nella tazzina mescola alza la tazzina alla bocca, ingurgita, si alza trova il giornale, come si siede di nuovo è assorbito dall'ignoto.         

cinquecentoventitre


- Un nulla di fatto -

Il tipo indossa la giacca di velluto color testa di moro pelato col basco in tessuto invernale lo stesso colore della giacca porta occhialini tondi alla Silvio Pellico; i pantaloni li ha tinta senape dal tono estivo che richiama i campi di girasoli in centro Italia quelli che ho visto quest'estate in una giornata nuvolosa. Le scarpe nere paiono acquistate al mercato del giovedì al banco sotto l'orologio, il naso l'ha bitorzoluto da fumetto degli anni 70 come quel personaggio che si chiamava Peter Paper: gli assomiglia. L'insieme è da negoziante avveduto incline all'ascolto con un patrimonio di idee precise dell'enciclopedia sul mobile in sala da pranzo. Cliente abituale con fare anonimo discreto fluttua tra un passo e l'altro si avvicina comunica con un filo di voce che non percepisco sorride alla ragazza che gli sorride; la t-shirt bianca un'immagine caraibica la scritta Inglese out of town una fascia vistosa alla testa una sorta di fazzoletto arrotolato l'insieme ricorda un'ananas fuori stagione. Lei apre il cassetto della cassa gli dà il resto sul palmo della mano, lui se lo mette in tasca, saluta, si volta, se ne và.