domenica 29 giugno 2014

trecentovent'uno


- l'amore al tempo del capitalismo -

Mojo racconta " ...n'amico mio faceva l'imprenditore... che imprenditore era ? ma che ne sò...a qquelli che mettono / costruiscono le porte... no i muratori... e come si chiamano ? ...m'bè quelli lì... con suo fratello... insomma; 'stì due fratelli facevano / c'avevano un'azienda, no!? ...uno si chiamava Guiscardo e l'altro Calogero ...e senti ammè...Guiscardo s'innamora / s'innamora di chi... ? di una bella ragazza siciliana; una di quelle siciliane che..." e gesticolando con le mani "...bella formosa con due tette, un culo così e checcazzo nà figa della madonna ( e senti ammè ...pure troia...e poi ti dico il perchè... ) sai Guiscardo che di cognome fa / e non me lo ricordo... con stò lavoro guadagna... e si tromba sta siciliana e dopo un po' le paga un'appartamento;... chevvuoi uno lavora per conto suo e dei soldi che si prende, ne fa quello che vvuole no?... Guiscardo però è sposato e la siciliana è la migliore amica della moglie. Proprio così. La moglie Annarosa si chiama; e capisce; non capisce ? che tra il marito e la sua migliore amica c'è una tresca ? chissà...forse si, ma chevvuoi ...se capisce si dice: lo sappiamo Guiscardo, la siciliana  e io; evabbè si dice Annarosa... c'ho il marito che si scopa la mia migliore amica e che vuoi che sia, ...vabbè mica son contenta...però... soprassediamo! ...si dice Annarosa  ...mio marito mi fa stare bene, ciò la casa, la macchina, quello che voglio, quello che mi serve ..eppoi ...non lo sa nessuno...e allora facciamo finta di niente. La siciliana (...noi in meridione diciamo zzoccola...) è sposata pure lei. Il marito della siciliana lo sà, di essere cornuto... la moglie tromba con Guiscardo. Cornuto contento ? e chissà com'è;  come non è...anzi si sà com'è:  lui direbbe ( pare ) alla moglie...e vabbè fatti fottere, ma fatti pure pagare ( l'appartamento ). E lei si fa pagare l'appartamento. La storia fin che rimane lì tra loro quattro...va tutto bene. Non va più bene quando la moglie Annarosa, impara dagli altri che è cornuta e che la storia la sanno tutti e allora dice ..." basta con stà storia  ! ". E piglia suo marito e lo manda fuori di casa. L'ultimo dell'anno alla festa a casa mia mi vedo Guiscardo in un angolo tutto solo e gli dico " uagliò chess'uccesso che ttieni nà facci' à funerale !? " e Guiscardo mi racconta tutta stà storia e mi fa " ...quella zzoccola è tornata da suo marito; e non mi vuole più; mia moglie mi ha mandato fuori di casa; le mie figlie che non mi vogliono vedere...manco ù cane che tengo mi corre appresso quando mi vede !? ...eccheccazzo non mi vuole più nessuno!? " e allora gli dico " ...non ci pensà...e beviti questo che ti solleva un po'..." e mentre lo guardo gli dico " ... posso dirti la verità ? si ? ...uagliò tu siì nù poco scemo! ".        

domenica 22 giugno 2014

trecentoventi

le 
condoglianze
 della 
 musa 


questi 
egocentrici  da
camera mortuaria
sacerdoti senza liturgia 
che iniettano il mondo di 
fregnacce consimili al talento
sufficiente a mettersi in posa sorridenti
su cumuli di macerie d'invenzioni solo aborti
dai respiri corti, esanimi, fiochi, inesistenti, da defunto;
nemmeno pace e gloria di esser morti, se non si è mai vissuto.

trecentodiciannove

la libertà
 
concede di morire 
idioti o ignoranti;
ma è una disdetta
  per 
chi li deve 
piangere.

martedì 3 giugno 2014

trecentodiciotto


Edia Dolores

Edia Dolores nacque con la camicia, scuole private, amicizie selezionate, crebbe piena di attenzioni nella sua lussuosissima casa. Tique: cosi la chiamavano affettuosamente era il vanto di chiunque avesse il privilegio di catturare la sua attenzione; con quel portamento aristocratico, pieno di eleganza elitaria, incedeva come fosse l'unica donna sulla terra. Che ci volete fare ? Era un peccato veniale da perdonare, se poi più passava il tempo e più Tique era inarrivabile per chiunque: una sorta di divinità tanto era bella. Il mondo sembrava si prostrasse ai suoi piedi, soprattutto quello maschile conquistato da tanto fascino seducente essendo giovane, bella, affascinante soprattutto potente. Tique viveva gioiosamente il sogno di ogni donna: essere una regina. E delle regine non si parla mai male. Nemmeno se ti fai procurare da qualche cortigiano fidato e compiacente uno o due stalloni per un triangolo amoroso. Tradiva il suo uomo? Una regina può questo e altro. Le è concesso senza che trapeli scandalo. Tique non aveva ritegno, tradiva chi le dava fiducia, maltrattava chi la serviva, tanto docile e sofisticata in pubblico, tanto crudele e volgare in privato. Il vizio era il suo vero paradiso. La vita di Tique procedeva meravigliosa sul palcoscenico dell'immoralità e dell'immortalità.  Ma un giorno Tique morì. Per davvero. ( Si lo so che sembra strano che la morte quando si presenta non si curi di essere elegante e non sia finzione come la vita può esserlo, ma è la caratteristica della morte: è  fatta così. ) Lasciando tutti costernati. La giovane Edia Tique Dolores così inarrivabile da sembrare immortale: era morta. E morirono tutte coloro le quali s'identificavano nella femminilità moderna di Tique percepita come un' eroina emancipata. E la domanda che tutti si ponevano in quelle ore drammatiche era << ...perchè è morta ? ...>> La domanda fu riproposta ai filosofi. I quali la riproposero agli scienziati. I quali non trovando risposta la riproposero ad alcuni prelati, i quali avrebbero potuto conoscerla e divulgarla per rinfrancare il popolo dalla morte di Tique. I prelati pensarono che sarebbe stata cosa mirabile far dare la risposta ad un sacerdote di loro conoscenza che in fatto di relazioni con l'Assoluto detto Dio degli uomini aveva una certa naturale confidenza, che loro non potevano vantare. Il sacerdote aprì la porta santa dell'ufficio entrando vi trovò l'Assoluto detto Dio seduto alla scrivania intento a sbrigare le sue cose divine il sacerdote disse <<...disturbo ? >>  <<...secondo te ? >> ? <<...secondo me si...! >> Dio aggiunse <<...vedi che sei intelligente quando vuoi ?...>>  Il sacerdote richiuse dietro di sè la porta andandosene e una volta ridisceso in terra e incontrati i prelati, gli scienziati, i filosofi disse loro <<...Dio ha detto che contro il destino di ognuno non può fare nulla...altrimenti dov'è la libertà di fare ciò che si vuole ?.. dov'è la responsabilità ? e comunque a proposito di Tique che aveva tutto mi ha risposto che c'è chi invece non ha nulla ed è costretto a vivere tutta una vita di sofferenza....chi è messo nella condizione peggiore... chi muore o chi vive ? e allora Dio dice : poniamoci le domande esatte e non quelle sbagliate ... inoltre non rompiamogli i coglioni per certe categorie di esseri umani che non è interessato e c'ha da fare ...>> Il sacerdote, i prelati, gli scienziati, i filosofi, fecero una segno di croce davanti alla bara di Tique. R.I.P amen.