sabato 16 novembre 2013

duecentoundici

 
 - L'uomo - 

L'uomo osservava il mondo dal suo giardino. Costernato, sbigottito, affranto di quella calma che si prova di fronte all'inevitabilità. Davanti a quel mondo, non più mondo, che vedeva ardere sotto la spinta delle lingue di fuoco da una parte e dalle gigantesche onde dall'altra. Egli per volontà di Dio era l'unico superstite della razza umana. Come Lot nella Bibbia prima della distruzione di Sodoma e Gomorra, fu avvisato da due angeli alla porta di casa. L'uomo la abbandonò. E ora era lì. In quel luogo chissà dove; al riparo di fronte a quella distruzione, e guardando diceva tra sé  <<...l'apocalisse di Giovanni...>>.  Da lontano vedeva in cielo le schiere angeliche bianche del Signore volare di qui e di là nel porre fine all'esistenza sulla terra. L'uomo fu avvicinato e abbracciato dalla donna, che Dio gli aveva concesso. L'uomo vedeva la terra tra il crepitio delle fiamme, e l'increspatura delle acque che seppellivano ogni vita. La donna affettuosamente lo abbracciò. Dopo quell'effusione; dalla donna si vide porgere una mela. L'uomo stava per addentarla nell'euforia del gesto amorevole, e aprì la bocca. Ma nell'aprirla vide con la coda dell'occhio il serpente dietro l'albero, in mezzo al giardino che. Si nascondeva con un'acrobazia tra i cespugli, continuando ad osservare la scena di loro che tra un'affettuosità e l'altra si sarebbero mangiati il frutto. L'uomo si ricordò di aver  letto la Bibbia e conosceva la storia della mela, della donna, e del serpente, e ora verificava di persona che razza di fine stesse facendo l'umanità;  e per non essere sgarbato disse alla donna <<...sei gentile amore... e la mangerei volentieri...però sai ...che la frutta m'indispone...mi fa andare di corpo...e dai... per stavolta mangiatela tu la mela !?.. >>.         

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