venerdì 1 novembre 2013

centosessantasette

La pigna fu raccolta al vespro. Presso la seduta d'una poltrona di prima fila in sala proiezioni. Solinga nel mare porpora di moquette; si vide cogliere da mano ignota; emanò un secco suono al tatto prima di entrare nella fodera della tasca dei calzoni. La pigna in quel luogo osservava come essa  evocasse le maestose forme della natura di quel giardino che vi è, entrando e uscendo dalla sala proiezioni. E come dal giardino vi sia la vista dell'arena prospiciente l'acqua; quell'acqua enucleava le vastità, colmandone gli screzi azzimando tinte e forme allineandole al cielo docili, esplicando ai sensi umani, come la natura non sia seriale, con quei monti che stavano adagiati  al loro pediluvio: la pigna fu raccolta da quel paesaggio. Gioioso e fremente come l'occhio di conquista della pupilla giovane che in quel giardino vedeva tutto galoppare in un sol segreto, riposto e custodito in quella pigna sul palmo. Del fanciullo. Il quale come la raccolse dal giardino; la perdette in sala proiezioni nell'umano amore. Di come il giorno si presenti nuovo, poi andrà perduto.    

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