venerdì 15 novembre 2013

duecentonove

- Cargo Deluxe al bar d'estate -

<<...Le prossime notti rinfrescherà...>> si dice Cargo Deluxe ordina un drink. Di nebbia solare, luna in vimini un pizzico d'ombrello Scotland infilato nel limone a bordo vetro. Il bicchiere umido Cargo D. lo tiene in mano gocciola la bibita è fresca e irrisoria dal sorseggio rapido e liberatorio; china il capo lieve lo pregusta vivezza nel corpo. Cargo D. sfodera la tenuta balneare da cinghialino in evidenza tatuaggio sul bicipite furente, sorseggia per poi rimirarsi attorno, con il drink alcolico che fa cool CargoD. sfodera l'espressione tranquilla intende il mondo circostante  parlottando tra sé, dice...<<...e che cazzo c'è ?...>>  rispondendosi  <<...e c'è che di queste sere torride, si che ci vuole un drink: e un accoppiamento con femmina sconosciuta  dalle pari pulsioni selvatiche...>> E nel parlarsi si accarezza i sensi a quel pensiero d'accoppiamento, si sente la minchia spingere nei jeans, s'arrabatta a muso duro si ritorce, si inchioda col glande a capofitto in direzione della fessa chiusa. E si aggiusta le pudenda Cargo D. le mescola con nonchalace. Seduto sulla sedia, in angolo dove solitamente al moschettone al muro si lega il cane prima di entrare in bar. Cargo D. si gode la postura classica pop, di chi accavalla le gambe pensa ai fatti propri osserva il trambusto. Ascolta con lo sguardo l'interlocutore prossimo nel suo profilo nasale dentale come un faro notturno azionato a scatti facciali e dentali, dialogare con la ragazza che gli sta di fronte. Allontanandosi con lo sguardo Cargo D. osserva le volte del portico, rimira le architetture silenti ristrutturate di recente, tinteggiate a rullo <<... con un rutto allo zabaione...>> si dice Cargo D. <<...e che gareggia con i volti degli avventori...>> Il più delle volte perdenti sotto il profilo della saldatura morale secondo Cargo D. che con gli occhi, vede i volti ne segue le molecole di grasso lipidico, ammorbare l'aria intrise di sofferenze multiple di natura varia, aggrappate: piccole cisti nelle espressioni al volto, liriche, lucide, luride, stordite, risentite dal vociare complessivo, in un sentire fuso nella confusa miriade di parole dette in saldo sottoprezzo, leggere volute di fumo incartate al nulla. Chi deborda in una momentanea eccezione, simula l'antipasto monumentale della goliardia mima un bacio al culo di una sedia, la solleva con un braccio, performance di forza idiozia Cargo D. osserva tra sé non dice ma la barra a è bassa e Cargo D. sa quando si alzerà, un'orda di maratoneti della bibita, claudicanti, azionati con i fili del burattinaio alcolico, varcherà il passaggio a livello metaforico sbrodolando simpatia amore per tutto il mondo che li circonda. Proponendosi come risolutori di problemi che già da tempo andavano risolti <<...ed è ora di dire a basta...porto gane di quella vvacca non se ne po' più...ò ragione ho no ?...>> oppure minacciando gli astanti sobri e non, di eterna amicizia con toccamenti di spalle e palle, con baci da lumaca piantati sul collo, scrollandosi lo scroto, e tenendosi il drink in mano fautore di tante verità, per finire staccandosi dalla prese amicali, dando seriamente uno sguardo alla vita vissuta nel suo insieme proferendo verità assolute <<...alla nostra età la pancia ci vuole...>> qualcuno che gracchia <<...parla per te ...>> rispondendo da laggiù e qualcun altro che di rimando col rinsavimento di chi ha facoltà di parlare poi mai più, invia <<...si...ma ci si può limitare... >> e c'è chi tempestivo nella discussione si sbraccia, alza la t-shirt nel mostrare l'occhio dell'ombelico con la palpebra gonfia di rigatoni e penne al sugo, convertito a suo dire al macrobiotico grrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr rutta chiede scusa, t-shirt alzata gesto liberatorio nella smania di evidenziare risultati macrobiotico eccellente, auto conferendosi grrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr rutta chiede scusa, il salvacondotto per ettolitri di birra al venerdì, cagate in libertà dette senza perdita di dignità. Solo un singulto alla fine dello show lo vibra, ingoia qualcosa d'indigesto, abbassa la t-shirt chi ascolta il performer, lo ignora; guarda in altre direzioni sorseggia il drink. E Cargo D. nota ad un certo punto, la costante trasformazione di volti in maschere. Dove lo spirito, via via indietreggia a mani alzate, come di fronte ad un revolver dai proiettili di luppolo, rum, wiskey lascia spazio alle fiacche schiere di spiriti d'artificio, in quel travestimento ovvio, danno un senso di libertà dopata al gran raduno di cariatidi dalle svariate chiavi di lettura che richiamano l'arte inducono ad apprezzare i quadri di Francis Bacon dai volti sciolti; oppure paiono semplicemente avventori di un bar nel tenere, un cero di birra o drink in mano come durante una funzione di paese dietro il baldacchino della loro idiozia registrati dalla natura: con quei messi bicolori che si librano nell'aria col nome di rondini. Che tracciano virate a scimitarra sotto le volte del portico, scivolano arditamente in un guizzo nei loro nidi a igloo; fatti di sterpi là, ad osservare lo spettacolo grottesco usuale di teste calve, rasate, col ciuffo, acconciature lisce, permanentate, a parruccone di una gioventù consunta all'alba della vecchiezza. <<...e che cazzo me ne frega...>> pensa Cargo D. si alza e poggia il bicchiere vuoto sul tavolino, e. Mettendosi a seguire una tipa che uscendo dal bar sgallona il culo come una zoccola si guarda attorno per vedere, se qualcuno la vede che sta passando con la figa in saldo. E Cargo D. si che la vede, si alza con la minchia che spinge sulla fessa, la segue pensa tra sé <<...se sbaglia questa...sbaglia tutta la melonaia !!...>>.                            

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