domenica 29 settembre 2013

centoventitre



- L'autunno -


 che a modo suo  tutto colora e decolora in
un'enfasi controversa simile alla gioia
di lacrime prese a prestito dal dolore  

lunedì 23 settembre 2013

centoventidue


 - gelosia -

Il settimo giorno Dio riposò, verosimilmente anche il demonio riposa: solo i tuoi mostri non riposano mai. 

centovent'uno

Ogni gesto
si contrae nell'attesa
di un gesto analogo; ogni 
sguardo si lacera nella libertà di
prolungarlo; ogni tristezza è libera di dare
 un senso all'esistenza; ogni felicità è libera di
sfociare nel delirio; ogni rancore s'infrange libero
nella solitudine di chi ti ama; la libertà di un tema
rende liberi di andare fuori tema; la libertà dei sensi ne
esclude sempre uno o due; ogni congettura libera l'orgoglio; ogni
 impressione libera un teorema; il sesto senso è il più libero di tutti.


centoventi


 la follia assurge ad essere recepita consuetudine plausibile, se agisce sui binari della razionalità

centodiciannove

Single & cinemascope

come diamanti sugli stivali
cuccioli di lune s'aizzavano
alle pupille brillando. Al cielo

nero sopra l'inferno sotto nel mio
incedere le trame si dibattevano
come oracoli ubriachi nel petto 

muovendosi ferrigni nel cuore
coagulavano le istruzioni dei miei
 desideri ormai svanirsi, tra carambole

di colori sdraiati al buio, anticipavano
 luoghi in cui non ci saremmo mai incontrati
nel sapore di baci che non ci saremmo mai dati


centodiciotto

Nozze d'oro

non illudiamoci.
Quello che per noi
è un rapporto romantico
in realtà è diventato un vizio.

centodiciassette

Il genio imbecille

si spara la posa in
prosa il genio imbecille
simula amplessi in forma
di rosa: solo un coglione
applaude, pensando: sia
arte amatoria.

centosedici

Anima

ogni
parola
sull'anima
risulta inutile
ma parole inutili
rivelano l'anima.

centoquindici

Alcoolritmo


ubriaco entrò
in casa; pensò
al water; aprì
 l'oblò; pisciò
in lavatrice:
convinto
di no.

centoquattordici

Capitalismo

non ha mai
sofferto per amore
solo per possessione. 

centotredici

Ateo

Era ateo
 con un progetto divino: l'immortalità.

centododici

In breve

Argonauta
in un mare
di eccezione.
 L'eternità segue mi precede.
 Pioniere errante sulla schiera di un lampo.
 Orfano di padre, dei suoi paradossi.
La filosofia indaga. La scienza mi aggiorna. 

sabato 21 settembre 2013

centoundici 111

Nonostante l'amassi quell'amore su di me si rifletteva in modo pericoloso. Amarci, come ci amavamo fatto di esclusività mi riduceva nella stima, e nell'autostima. Lei tendeva a soffocare la mia esuberanza, col suo modo di essere, diffidente, guardinga, giudicando la società esterna, pericolosa per sè, la famiglia, e per tutto ciò che conosceva: insomma la società era sinonimo di minaccia, pericolo per la reputazione soprattutto. Nel buon nome da tutelare. Io fui l'amore che agognava ? si. Per divenire presto, il ricettacolo di tutti i difetti, che la società incorporava in quell'essere esterna minaccia. Ridivenendo. A figura di, uomo, fidanzato, e con ciò alleato, amico, confidente come colui che è, tramite tra la società che giudichi minaccia, ma che in quel suo esistere attraverso di me, depotenziava attenuandola quella minaccia. Con questa doppia mia valenza, di uomo intimo e uomo esterno dagli aspetti sconosciuti, Lei si innamorò di me. Per poco, non lo so, e non saprei nemmeno distinguere quale dei due aspetti nel corso del tempo, fusi in me, Lei amasse di più. Non saprei, ma so. Che in quest'idea del mondo, per Lei minacciosa ed esterna a sé, oltre a centinaia di uomini infidi e deplorevoli nei difetti secondo Lei, sempre mi nascose la sua attrazione per costoro. Uomini che non poteva possedere o farsi possedere, se non a scapito della sua reputazione, violata attraverso questo suo ardore freddo di conquista e di timore per la minaccia che serbava. Amava conquistare e poi dettare regole, come imponeva a me, e chi non sottostava, o non sarebbe sottostato, non l'amava. Questo era la prova per Lei. E dopo lungo tempo, ero sfibrato da questa dittatura a cui sottostavo e a cui non riuscivo a porre freno. Da allora iniziai a tradirla innumerevoli volte, mantenendo un equilibrio tra la sua capacità di amarmi e la mia capacità di tradire, rimanendo lindo. Andammo avanti così a non comprenderci credendo che la trama di cui eravamo protagonisti, meritasse di essere comunque vissuta. Certamente anche Lei mi tradii, sia astrattamente come ho ricostruito, che fisicamente probabilmente, anche se credevo allora, che Lei fosse pura come le parole che proferiva, e fosse incapace di tradirmi, come per Lei lo ero io nei suoi confronti; in una commedia viceversa, che nei suoi bassifondi risultava ipocrita e falsa. Punendo entrambi nei confronti dell'altro, a causa delle rispettive ingenuità, valutando che la giustizia terrena non interrompe le proprie trame qualunque esse siano, ma solo quella celeste può. E noi sottostiamo a quella terrena.         

martedì 17 settembre 2013

centootto

Sii tranquilla non temermi; guardami in modo che io possa coglierti il viso dall'alto, non preoccuparti Tacerò con chiunque, di noi che non sappiamo amarci nè sostenerci nello sguardo lampo intensità di un segreto. Per te per me non lo è più. Amami se mi vedi, come quando mi vedesti passare.  Mi basta che tu ti accorga di me, o che io ti possa avvicinare e odorarti almeno.  

domenica 15 settembre 2013

centosette

...mi siedo in ultima fila. Mio figlio mi siede accanto, annoiato, chiedendomi cosa vuole dire << atrofico >> e << analgesico >> che la relatrice minuscola sul palco e gigante a fianco sullo schermo che la ritrae, nella sua lezione nomina susseguentemente nel discorso che sta facendo. E nel voltarmi gli rispondo avvicinandomi con la bocca all'orecchio, sbagliando nella spiegazione il significato di - atrofico - nel dettaglio; pur facendogli capire il concetto esatto, e continuando gli spiego brevemente con una battuta cosa vuol dire - analgesico -. La relatrice nel frattempo è un profluvio di parole. Convincendo nell'anima, lo spirito di chi l'ascolta numeroso ed educatamente attento, che l'amore è ciò che va spiegando con calore fermo, gesticolando ordinatamente, con un linguaggio efficace nella modernità e comprensione, citando luoghi eventi e persone dal cilindro delle sue numerose capacità di eloquio, legando sensi con un lessico forbito si, ridotto ad uso colloquiale per persuadere la bontà dell'argomento che tratta, e dell'umiltà che riveste, nella magnificenza della sua lezione ormai conclusa; mi fa intendere che se fossi giunto prima ad ascoltarla mi sarei detto, con cognizione di causa: superlativa!.    

venerdì 13 settembre 2013

centosei

che sentimento irrazionalmente che è l'amore in me. Amo di più sentirne parlare che viverlo. Come: ascoltare le proprietà organolettiche d'un buon vino, e non berlo. Ubriacandomi di conoscenza teorica non pratica, in quel non macchiarmi palato lingua non assaporandolo. Che genere di persona sono ? Astuto o infingardo ?... 

centocinque

Al risveglio m'imbatto in una giornata ordinaria e sorprendentemente votata al sole; che ti squaderna l'animo quieto nella somiglianza; poi il pomeriggio. Splendente mansueto, alterca a ritroso con l'inverno in un glorioso tributo di germogli bianchi acerbi appesi ai rami. E tu ti accosti come il vento s'accostasse in un refolo ai fili d'erba, decido per una passeggiata improvvisata distensiva. Con poca acqua nella bottiglietta infilata in tasca; mi avvio cammino sullo sterrato a fianco di mio figlio, come fanciulli osserviamo, egli mi mostra i canali d'irrigazione scorrere ai lati con quelle sterpaglie seppur rinsecchite si agitano tra la vivezza dei colori, via via sono un bel paesaggio da ammirare; un dente di leone sul ciglio del canale in quelle sterpaglie vi affoga, è il desiderio di tutta la natura nel volgersi verso l'alto, diviene studio e domande per mio figlio. Strizza gli occhi abbacinato in contro luce nei raggi s'irrora a terra ventitré gradi. Mi sente, ascolta tentando di capire le mie parole di rimando, le segue, viaggiando arriva ai margini dei primordi, mi domanda se prima di ogni dinosauro <<. è vero che c'era la fantasia ?...>>.      

centoquattro

Josette è frettolosa in sottotraccia che non rivela, intuisci sia dovuta all'emozione. Riposta sui nervi, sui muscoli facciali, lievi li rovescia, labbra, gengive, denti bianchi; meravigliosi in quel dar luce alla penombra, poi. Con gli occhi sorride complimentandosi per la gioventù la forma con cui ha a che fare; segue il canovaccio sdrucito dell'adulazione. In parte semplice. Josette è bella i capelli forti fa la parrucchiera. Vive distante, ha i modi spicci; rasenta l'antipatia, la covarla nei momenti di stallo. Tu comprendi Josette: è giovane inesperta, sfumature che non riesce a cauterizzare dove il detestabile, l'ignoto, il sordido, vengono a galla da fenditure che solo con la maturità si riesce a simulare.     

lunedì 2 settembre 2013

centotre

Ti sento, con gli occhi incespicar nel sangue, territorio umorale, distaccato, cortese;  gelido il giusto; dissimulando un'eruzione; addomesticata al lazo stretto della ragione.  

centodue 102

Prenditi questa verità. Che ti dono con gli occhi: gesto inespresso. Piegala, nascondila, conservala, abbine cura, come un abito da festa; di due persone che nel corso dell'inferno si amarono a dispetto di tutto; proclamando la felicità per ognuno attraverso quello che a molti parevano sbarre; resero l'amore passionale, incomprensibile, eppure, era dono infinito, cresciuto in terra, sotto vento, raccolto acqua sugli impeti. Prenditi questa verità che non rivelo, ma che so. Tutto è passato, nulla ritroveremo di ciò che è avvenuto. Che basti a farti soffrire, a farmi soffrire. Nemmeno il crollo con cui ci uccidemmo sentiremo nell'inamovibilità della routine. Poiché tutto passa, rendendoci sconosciuti.   

centouno 101

Non sai se è grato o ingrato: è nano, piccolo, ridotto. Non ha peso, non ha odore, nessun fruscio. Distribuisce l'impari a piene mani. Non puoi parlargli, non ti ode, parla solo lui. Profuma, non lo sai, ti avvicini è sempre distante; l'alito con la carie gli diresti << ...hai un dente cariato...fatti vedere...>> La camicia sa di posacenere, no chissà. Gli rivolgi la parola, non ti risponde: perché dovrebbe. Tu donna vuoi la parità, essere rispettata, essere un'istituzione, dire la tua, essere emancipata, che nessuno ti ti tocchi il culo quando passeggi, ti dica puttana, sia maleducato. Va beh ! E allora come fai a dire << mi piace >>. A uno che vedi in televisione ?  

cento 100

Lei : lo invitò a farsi un bagno di umiltà.
Lui : risentito, le rispose di essere già umile; anzi. Super- umile.

novantanove 99

Costellata d'incertezze il mio amore con serietà s'introduce negli orli del mio sé, ricama. Ogni dubbio tra frange di neuroni dove tiepido alcun magma edifica tra vapori spiralati e fumi combusti, svaniti nel chiaro universo. L'amore mi è astratto, lo rincorro nonostante tutto. Di cui sento il bisogno noto, ed intercetto sempre meno. Sin dagli albori della mia esistenza quando la voce femminile mi parve costruita minimale catturarmi l'intimo. Animava il senso di amore pieno ero dimenticato incompiuto. Al margine di noi ricomparve. Né lineare né barocco, di cui non avrei saputo definire la provenienza; nè su quale corrente fosse, se equilibrata nel suo correre tra i miei pensieri autentici. L'amore appare come raramente lo raccontano. Lindo al di sopra quel magma inerte di cui non ti dissi, nè ti avrei mai rivelato. Paesaggio mi ammorbidiva i poligoni ordinandoli, diveniva schema nel silenzio gravido di leggerezze battendomi nel cuore. Mi raccolsi nel trillo illuminato guardai il display alzai il cellulare e risposi << ...pronto...?...come stai ?...>> ! << bene, tu ? >>.  

domenica 1 settembre 2013

novantotto 98

Mi sale l'idea di aver fallito, e averlo saputo. Non in modo certo e chiaro: una volta per tutte. A piccoli eventi. Dopo cinque anni iniziai a tradirla, fu allora, piano piano costruii la mia dipartita da noi. E allora ? Allora ho fallito. Nel credere alla certezza del mio imo, pensai, Lei fosse forte in me da sopportare i miei ripetuti inganni allontanando qualsiasi donna. Sostituii la verità con la menzogna. La contraddizione fuper me, un patto d'agonia rotolante. Di più, di più e di più; poichè la menzogna come la verità, vuole l'eternità.

novantasette 97

Durante una ventata di maledizione per la mente rifletto, la cosa intollerabile è stata la menzogna di fondo; si insinuò nei suoi lamenti, nelle sue richieste, nelle sue opinioni, nelle sue prospettive, il modo di essere. Menzogna. Per ragioni che reputava valide, degne, mi celava, dimostrandosi non innamorata affatto di me, bensì animata dall'idea di non rimanere sola, relegandomi a pubblico udente quando mi parlava, parlandosi; da farmi chiedere:  se avessi applaudito, saremmo ancora insieme ?  

novantasei 96

Pur amandola la tradii fisicamente divenendo indifferente a entrambi. Essendone innamorato celavo il complesso di colpa, dolore insopportabile la rottura tra noi. Non l'avrei mai sopportata; innamorato la desideravo come non si dimostrava, non evolveva in una rivoluzione, se avveniva era lenta governata dalla sua ritrosia ad ogni cambiamento, avrebbe tradito la veridicità della propria essenza. In quella lentezza ero sfinito, nel corpo di un'altra la pefezione dell'amore che immaginavo con Lei. Rinviavo il progetto che non raggiungemmo, sottoscritti negli animi, non nelle volontà.

novantacinque


novantaquattro 94

Lei non è amore senza moto interiore ad infonderle l'afflato. Non è piacere. Se lo fosse sarebbe eretto su aride macerie inconcludenti; chiunque passasse nell'amarla avrebbe in cambio la perdita di sé. Il dazio necessario che non è. Sottostando lo svilupparsi di reticoli di ragnatele. Disonorevoli sconfitte universali e d'impotenza nel provare in quell'atto, ciò che è fine a se stesso: in solitudine sentimentale.