domenica 23 febbraio 2014

duecentossantanove

                                                     
                                            Corsica   8 luglio 2010

Il sentiero che si delinea sotto le nostre figure umane è spento di fuochi rugginosi d'aghi di pino; sulla terra, su cui riposano emanando una lieve fragranza di suoni all'aria, modulati al nostro calpestarli pesantemente o leggermente: passiamo, nutrendo silenzio dopo ogni respiro esalato presso i nostri sguardi, alla ricerca delle cascate; superiamo un ruscello dalla dignità di fiume punteggiato di rocce invetrate di verde nell'acqua gelida; vedendo fluire galleggianti numerose pigne cadute dai rami degli alberi circostanti; e misuriamo la tortuosità dei passi che rimangono numerosi ma agevoli sul sentiero dentro questo bosco dentro questa giornata che assomiglia alle nostre giornate di città più consuete d'inverno quando fumano di nebbie: qui tra le chiome assorbono la luce torcendola e ripropagandola d'un inconsueta magia; che ti fa sospendere il giudizio perverso d'ogni cosa, delineandone i risvolti più docili e amabili; che sostenta la sapienza d'ogni mirabile forma del sottobosco: un uovo di roccia sepolto sino alla vita e sul cui orecchio un fiocco di rami tramutati in radici si riducono preziosamente ad un grappolo d'uva come orecchino pendente; coniandolo a punto di riferimento naturale tra felci deposte a miriadi in minuscoli e leggiadri ombrelli; a proteggere la tappezzeria d'incanto del muschio grasso e fine nella sua estesa prolificità; congeniale al mondo sospeso di questi ombrelli, in aria e dai deliri remoti i quali richiamano un intenso acquerello oppure un oil canvas; e proseguiamo verso la meta sino al sopraggiungere dalla parte opposta di due donne dai modi trafelati; le quali ci informano che in prossimità delle cascate: vi è un toro. Che pascola libero. Al chè ci consultiamo in uno sguardo. E unendoci alle due donne, intraprendiamo la via del ritorno.     

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