domenica 9 febbraio 2014

duecentossessantatre


- l'imprenditoria geniale -

Musol Popa scese dal treno. Entrò in città osservando nel suo deambulare come chi incontrava, camminasse tranquillo con le proprie faccende da compiere; mescolarsi ad altra gente ferma davanti ai caffè nel discutere fumando; oppure oltre le vetrine che vedeva leggermente appannate stesse seduta; e come altre stessero sedute all'aperto a tavolino; assaporando quella giornata nuvolosa dalla calura accennata nell'aria; che spingeva i panni stesi alle finestre da cui Musol Popa abbassò lo sguardo; incamminandosi verso uno dei tanti mercati chiassosi della città; vedendo su una bancarella un paio di scarpe esposte a poco prezzo, ma molto eleganti: le comprò. Camminandoci dentro per buona parte della giornata, sentendole comode ed elastiche prender forma al proprio piede; in una comunione più che efficiente per quel prezzo: un vero affare. La sera vide Musol Popa uscire elegante dall'hotel, per frequentare i luoghi più prestigiosi della città notturna. Guardò in cielo: stava per piovere. Musol Popa indossò il soprabito e poco dopo si rallegrò di quella scelta: sentiva le prime piccole gocce cadere sulle guance. Ma subito un rovescio violento si abattè sulla città. Musol Popa si mise a correre al limite della piazza, tentando di superarla in quella corsa sentendosi inzuppare tutto; ritrovandosi dall'altra parte all'asciutto e al riparo sotto un portone; sentendo sul corpo bagnato gli abiti incollati alla pelle; e i piedi nudi delle calze sul marciapiede e si guardò attentamente i piedi e come le scarpe con quell'acqua si fossero sciolte durante la corsa trasformandosi in due oggetti informi e zuppi di acqua: come se fossero state realizzate col cartone.        

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