sabato 22 febbraio 2014

duecentosessant'otto

                               
                                Camping California ( Corsica )   8 luglio 2010


Nel fervere mattutino la notte s'increspa di luce irrorata dall'occhio di sole, siderale e inarrivabile infuocato punto in cielo privo di forza nè calore; mi sveglio nel sacco a pelo. Guardando all'esterno lo scorrere d'innumerevoli zip delle aperure di ogni tenda; mani con la zip tra le dita che lasciano uscire il volto ad osservare. E ogni corpo su quel volto, si racimola le membra stropicciate nel fuoriuscire da ogni tenda dirigendosi verso i bagni; corpi ignoti che a passo deciso e cadenzati dal suono di ciabatte; si dirigono ognuno ad un proprio compito fiosologico ed estetico di restauro. Le posture sono tutte molto individuali: agili, meccaniche, legnose, indaffarate, precise, dinoccolate, smemorate, ipnotiche, col make up horror vacui in alcune signore, da campo di concentarmento per mariti con la pancia, da passeggiata agli inferi per bambini con gli occhi celesti e il corpo terreno, da incubo se c'è anche il cane che ti fa perder tempo mentre si gonfia la fila, da efficace e ottimista con la carta igienica in evidenza tra il beauty case e lo spazzolinio da denti, tutti hanno il minimo comun denominatore nel sapore visivo di ristagno tra le pieghe del volto. E il deambulare semincosciente dopo il suono della zip è un rituale che avanza sino ai lavabi tradizionali; dove c'è anche la scelta della turca; e il suono liturgico prevalente è lo scroscio, non delle onde del mare che dista qualche minuto; ma più prosaicamente dello scarico detto sciacquone; spesso seguito dal sonoro sbatter di porte in legno oltre i quali troneggia: la cloaca del water. Opera non scultorea, inerte, levigata e pura nella sua foggia eburnea, igienizzata periodicamente che attende mansueta: ora del giorno o della notte; che chiunque prima o poi lì sopra, si metta seduto.       

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