sabato 15 luglio 2017

cinquecentoquattordici


 - Matera -

I camerieri zelanti come difensori arcigni di squadre di calcio, dal sorriso gioviale la stanchezza di mezz'età il primo; orecchino al lobo capelli folti radi al centro da violinista chiacchiera pronta all'uso allo stop: comme vous voulez messieur; l'altro. Taciturni, ascelle nuvola sudata nella camicia, roteano a turno il periplo del tavolo cui mangiamo. Dopo la tagliata, grana rucola una birra media: torno tra i vicoli. Da città degli stenti: Cristo si è fermato a Eboli, alla supremazia architettonica. B.Buozzi la via costruita nel ventennio che congiunge i due rioni dei sassi di Matera. Caveoso / Barisano. Gente nelle piazzette, seduta, a zonzo, piccoli concerti unplugged su sgabelli, l'umanità elegante ai tavoli, la vitalità di vicoli vuoti, silenzi da pentagramma, scorci allacciati al diadema inestricabile chiese, volti, insegne, musica che compare ed emerge al buio della sera al panorama di luci ora calde ora fredde. Scendo i gradini di Sant'Antonio, risalgo il vicolo, la scritta murale dell'innamorato - niente dura per sempre, vuoi essere il mio niente per la vita ? - Dalla piazza del Duomo: il panorama verso il basso mi si presenta ad anfiteatro notturno; un alveare illuminato di minuscole case in pietra una sull'altra.

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