martedì 29 luglio 2014

trecentoventinove

- swimming pool -

La piscina è piccola immersa nel verde della vegetazione il prato erboso: pochi metri sino alla siepe. Il brano musicale di sottofondo è un rep-tecno e la fa da padrone con la voce che fuoriesce dalle casse stereofoniche poste lateralmente alla baracchina del bar; i ragazzi sono stesi a prendere il sole a terra o sullo sdraio, la ragazza sdraiata con le gambe accavallate consulta lo smarthphone digitando il touch screen; qualcuno le dorme a fianco; all'ombra il tipo con la barba universitaria nera e dal vello lucente si appisola sdraiato col romanzo dalla copertina in cartone color canna di fucile aperto sul petto; in realtà non dorme se poi si mette a parlare con la ragazza più distante del gruppo che sta in piedi la quale gli risponde ridendo; l'altro ragazzo seduto a gambe incrociate, smette di leggere e rivolgendosi con una battuta di spirito in lingua americana appena percettbile da me che sono a qualche metro, interviene nella discussione tra il ragazzo col libro aperto sul petto e la ragazza in piedi che continua a sorridere; la ragazza col costume nero e l'abituccio grigio da mercato, stesa sul telo arricciato, assorta compone un numero di telefono allo smarthphone; si toglie il filo auricolare, si inforca gli occhiali da sole, si stende di dorso; dalle casse stereofoniche esce il ritmo della canzone Happy di Pharrell Williams e l'acqua della piscina s'illumina immediatmente se con i raggi il sole dribla le nubi; il barista palestrato che era seduto a gambe stese davanti la baracchina del bar in realtà non è il barista come pensavo e non fa parte della combricola di ragazzi americani; si accende una sigaretta, cerca il portacenere: lo trova che vibra sulla cassa stereofonica al ritmo di Happy, il ragazzo palestrato che è appena entrato in piscina cerca il ragazzo palestrato con il portacenere in mano il quale tornando alla sedia rossa di plastica si risiede aprendo bocca e insieme guardando in faccia la luce solare si mettono a conversare senza guardarsi toccandosi i muscoli lucenti e spalmandosi un po' di abbronzante, a gambe aperte, gli occhiali scuri da sole in volto entrambi; la barista che si era allontanata facendomi credere che il palestrato fosse il barista ritorna; entra nella baracchina del bar e serve un paio di gelati a due ragazzini bagnati col telo avvolto al corpo infreddolito; il ragazzo americano col cappello da baseball gli occhiali da sole e la barba rossiccia chiacchiera nell'angolo della piscina con altri due amici immersi nell'acqua sino alla vita; indossa una t-shirt con un logo universitario gli short alle ginocchia e scende la scaletta entrando in acqua, anch'egli sino alla vita sorseggiando dalla lattina lunga e dorata di birra che ha in mano: si posiziona a bordo piscina; il rep lento e graffiante con la voce profonda che esce dalle casse stereofoniche è lungo e noioso, ma dice la sua inesorabilmente; osservo mio figlio e lo riconosco tra gli altri nuotare: ha la cuffia di colore nero, sguazza sollevando spruzzi brillanti mentre altre cuffie bicolori, azzurre, nuotano incontrandosi o scambiandosi parole o in solitudine in piedi abbracciano la freschezza di stare nell'acqua; qualcuno rincorre la palla sull'erba con cui stava giocando in acqua; mio figlio con un braccio teso, uscendo dalla piscina mi fa cenno che sta salvando la vita ad una coccinella e la mette sull'erba del prato; non so perchè e non so nemmeno se centra, ma guardandolo penso a come sia dura la vita a volte se il destino non ti aiuta ancor prima che tu possa dargli qualche indicazione aiutandolo; tra le foglie di palma che ho sulla testa traspare il sole decolorando di vivezza ciò che trapassa, gli ombrelloni gialli sono di là e il tipo con gli slip stà seduto bevendo un drink; è tanto che non ascoltavo le percussioni di Apache, brano rep della old school 80; davanti a me una lucertola temeraria percorre velocemente il bordo piscina entrando nell'erba dirigendosi dentro la siepe; le due ragazze americane giovani e poco distanti si scambiano sorrisi scherzando affettuosamente sui loro teli; poi la mora spostandosi si stende appoggiando la testa sul ventre della bionda, la quale le accarezza il viso dolcemente; appassionatamente si baciano. Sul filo d'erba illuminato si ferma un'ape, cui  non interessa il miracolo d'amore in quel bacio che ha davanti; essendo egli stessa miracolo di un amore universale.                    

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