martedì 5 agosto 2014

trecentotrenta

 - Roma -   (*)

 La bigliettaia della navetta è dell'est europa con l'accento romano, se ringrazi la vedi turbarsi in quel grazie, avvertito come richiamo sessuale esplicito; non guardandoti si culla mentalmente in qualcosa, che la cattura addolcendola di piacere come quando fa l'amore; e mentre lo pensa tu ti avvii con i pensieri al limite del suo rozzo ambiente: che non conosce cortesie ma prevaricazioni. L'autista è tramortito dalla fatica mentale che il lavoro gli procura; è siciliano parla romanesco e le battute di spirito che gli sento proferire sono caustiche; assorbite in un lampo dietro gli occhi accecati dal fumo di sigaretta che aspira; Dalla navetta vedo scorrerre il paesaggio caotico e misero di un tratto della via Tiburtina; cassette da mercato improvvisano la vendita della frutta sotto il ponte; due concessionarie di automobili in curva; un bar improbabile in quell'angolo dove le vetture sono parcheggiate; la scritta con lo spry dietro la fontana - si al fascismo - uno svincolo con due indicazioni di luoghi che non leggo; un'agenzia di pompe funebri e gli addetti fuori dalla vetrina del negozio che discutono fumando, l'insegna della trattoria al Faraone. Dietro la curva Prima Porta. La stazione ferroviaria da cui si raggiunge la stazione della metropolitana Flaminia ( piazza del popolo ). Sul muro coperto da erbacce la scritta - la fatalità toglie dignità - . La stazione dà l'impressione di essere dismessa e normalmente frequentata da molte utenze che la usano sporca vivendola come fosse abbandonata; sulle banchine di fianco le rotaie ci sono dei lavori in corso fermi da poco tempo, in un mix orror vacui architettonico sommato al dismesso, all' incuria in cui versa la stazione che disorienta i turisti non solo i più sensibili ( mi viene da dire che l'umore non felice del bigliettaio è un segnale: tutti i giorni deve lavorare nel degrado ) producendo un senso di minaccia e disagio irragionevole dove il fulcro è ragionevole nell'equilibrio e nell'armonia che ogni persona umana sente di avere acquisita sin dalla nascita, e che non riscontra in ciò che vede all'esterno di sè, riscontrando piuttosto la bruttezza con cui sprofonda nell'indifferenza il mondo ( in questo caso ) dei quartieri di periferia abituando al malumore alla prevaricazione alla violenza alla sciatteria alla bruttezza l'utenza ordinaria. Alcuni ragazzi di colore in stazione ferroviaria scavalcando il torello ( usando l'uscita come entrata ) altri sprezzanti scavalcano il torello direttamente davanti la biglietteria irridendo il bigliettario, dietro il vetro che stacca i biglietti della corsa agli utenti in fila; i quali vedono i ragazzi impegnati nel salto del torello; alcuni tacciono qualcun'altro bofonchia alla moglie o agli amici: che glielo farebbe pagare lui il biglietto a 'sti teste di cazzo "... quattro stangate sul filone della schiena a'sti negri di merda un po' di olio di ricino e via...che tornano a casa loro...che a esser troppo buoni fanno i comodi a casa degli altri... ".  Sorrido a quell'arroganza a cui ho assistito non pensando oltre a ciò che ho visto; riflettendo che la bellezza di Roma chiusa nel suo eterno passato non mi deluderà: è il presente di Roma che mi delude e mi sconcerta; ostile, appena si esce dalla sua grandezza monumentale ( e svaccatezza umana ) (( nel senso che vi è una sorta di serenità nelle autorità che deborda simpaticamente e maledettamente in svaccatezza )) Seduto in treno guardo superare le stazioni che si susseguono, la Celsa, Labaro, Centro Rai, Saxa Rubra, Acqua Cetosa, Grottarossa, Tor di Quinto, Due Ponti, Monte Antenne, Campi Sportivi, Euclide. Il paesaggio pare migliorare; leggo da qualche parte - ti sposo - di un'innamorato metropolitano. Scendiamo a Flaminia per prendere la metropolitana.    
     

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