domenica 11 agosto 2013

ottantadue 82

Se ti premessi, interromperesti la tua vita qualunque essa sia. Per dichiararmi la tua intenzione, nel silenzio delle cose. Ti fermeresti percependo che se ogni elucubrazione la sentissi inadatta te la scuciresti, per sospingerla in un antro, oltre. Per giorni e giorni. Ripristinando l'audio e la voce attenta modulandola alle mie di elucubrazioni. Che non meritano risposte, lo so. Tanto sono irreali da morire. Nel silenzio delle cose però mi cercheresti. Mai distratta. Applaudendo, inconsapevole di ricordi da enumerare nei pensieri e dire mai. E cullarti. Ai miei ritmi di neonato antico. Che non soffre sorpreso. E dichiararmi l'affetto che non vedo che non chiedo. Come stupefatto ora dall'irragionevole sentore. Di come un essere si riduca nella vivacità nell'alterigia ad avvinghiarsi alle proprie trame rinsecchite. Abbandonando il resto suo malgrado. Poiché in un attimo si invecchia o ci si ammala. E non è la morte che ancora non mi appartiene, che mi disturba con la sua presenza, in questo modo non sono autosufficiente non c'è l'amore che ho sempre dilapidato. Ora che serve per sostenermi, non lo vedo e non intendo. Ma forse come l'amore mi contraddico. Sono un peso gracile se distante, inamovibile se condiviso. Comunque un peso. Il peso della responsabilità che non si vuole perché non si è all'altezza, mai all'altezza di nessun compito se l'amore manca. E sempre al di sotto di ogni richiesta. E' la vita che si offre sviluppandosi frenetica e sorprendente, e noi, non scegliamo mai. Lo so. Come sempre. Nel metterci alla prova, vince e vince facile quando, chi dovrebbe manifestarlo quell'amore: non vi è educato. Ma piuttosto alla forma. Cui mai, ci si sottrae, costi quel che costi. Una parola detta, in tale forma, è detta. Per quanto l'humus da cui possa provenire sia volgare, efficiente per l'amore. Vero. Una parola che valga, e che può valere per sottrarsi da ogni impiccio mondano. Come nel mio caso. Che esalta la libertà striminzita di saper scegliere il canovaccio più adeguato alla situazione più adeguata. E l'amore non c'entra. In queste circostanze l'amore non c'entra. E' escluso esteriormente. E si suppone, sia presente nell'intenzione. Si l'intenzione. Quella mia cara, da cui sono partito. Ma un'altra intenzione, che fosse dal sapore amorevole. Dell'aridezza della tua forma contenuta, ne faccio a meno.

da rivedere       

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