giovedì 30 giugno 2016

quattrocentottant'uno


 Kitsch :)


Salgo su centinaia di scalini raggiungo la cima della Torre della Ghirlandina, la stanza dei Torresani. La mattina è fresca luminosa. La donna siede sulla lastra retta da due volute di marmo. La maschera comunale che lavora, risponde in lingua Francese alla turista. Dalla trifora la veduta della città sulla catena montuosa a sud è una meraviglia, quella a nord altrettanto, viene alla mente la poesia che studiai a scuola "dall'Alpi alle Piramidi dal Marzanar al Reno ". Virgilio rotea la chiave 38 wanadium sulle dita: pare un giocoliere distratto, seduto sulla panca simile quella dove la straniera sta seduta. In Piazza Grande minuscole vite scompaiono sotto il portico. Alcune finestre della Ghirlandina hanno le grate esterne con la pancia alla base stringono verso l'alto, ricordano la dolcezza e l'eleganza di donne incinte. La turista legge un libro con la copertina di cartone da best seller, Virgilio in piedi osserva l'orologio del municipio 11: 05. La maschera comunale legge la partitura del libro suona 4:33 di John Cage. Virgilio sul trono in pietra mostra ad un pubblico che non c'è dei cartelli bianchi in successione, alcuni hanno la scritta d'un testo di una canzone scritta da Bob Dylan, li legge ad alta voce gettandoli all'aria disordinati come carte da gioco. Incontro David Guetta sale con la faccia da schiaffi gli inzuppo i pantaloni di benzina vi appicco fuoco, è torcia umana che sale con le cuffie da Dj in testa. Scendo le scale i torresani bivaccano fanno la guardia dormendo come nella trama di un film del medioevo dove i nemici nottetempo entrano nel maniero. Scendo i numerosi gradini esco dall'uscita. Entro al Duomo di fianco, ogni fedele che incontro indossa l'abito di carta comprato in botique imbrattato col penarello di scritte, prega libri di legno con l'elefante in rilievo sulla copertina a la proboscide sollevata che augura memoria. Su ogni abito leggo " quelli che non meritano, hanno il cuore fitto d'aculei di porcospino, sono tenie con la coda " Esco con l'angoscia, trasformato mi muovo da bovino con la stazza, scaccio le mosche con la frusta della coda, scaccio i pensieri dal fiele. Al secondo piano l'ombrellone bianco sul terrazzo al sole, bacia la fortuna bendata in bronzo, guasta le vite altrui. Sul campanello la data di scadenza. Il foglio è arrotolato a pergamena antica nella mano, il portaborse cammina sveltamente lascia la piazza, sale in automobile, la guardia del corpo chiude la portiera. Pezzato ed enorme, pascolo nella piazza, con gli occhi bovini mi scanso mentre mi suona la vettura della guardia del corpo, senza fretta col campanaccio al collo, lo guardo mi scanso, mi dirigo al bar, lo spuntino è nella mangiatoia. Passeggio sotto il portico, vado all'edicola chiedo una rivista, l'edicolante è orbo, da animale non riesco a capire quanto costa la rivista me ne vado. Ascolto col cuore le parole della gente che incontro, il cuore non ha colori, l'unico profitto che persegue è il battito successivo, il battito sucessivo è dell'imposta mentre svolto nel centro storico, si apre, gnola ai colpi del vento. Sotto vi è la porta chiusa. All'interno gli ospiti del palazzo, il salone, la tavola è imbandita da terroristi militanti che mangiano / bevono / mangiano / bevono / storditi, l'asola della camicia non trattiene il bottone che esce sull'ombelico: i kamikaze con forchetta coltello mangiano sino a scoppiare: muoiono da martiri a tavola. Ai martiri vanno le vergini, ne danno 72 ex vergini per ciascuno non si è trovato altro con questi numerosi kamikaze della tavola che s'immolano diventa difficile fornire delle vergini di primo pelo, comunque la revisione è in ordine, il curricula pure, il controllo iso 2001 anche, con timbro certificato " gallina vecchia fa buon brodo ". L'unico inconveniente le vergini son vegane e vegetariane. Lo Spirito Santo alla tavola dell'Hotel Limbo dove alloggiano martiri e vergini con sauna palestra piscina per colazione mette sul tavolo filoni di pane, salame ferrarese. Al mattino l'Hotel si trasforma in casa psichiatrica. Girovagando con le sporte della spesa che ciondolano dal giogo, mi riconosce da lontano anche se son travestito da mucca Svizzera. Budda Disilluminato ha il calzone corto, le ciabatte, la t-shirt Chicago, il cane al guinzaglio mi si avvicina, alza la zampa per urinare sul portabiciclette, Budda Disilluminato declama << gira su ceppi accesi / lo spiedo scoppiettando ( s'inceppa prende fiato ) sta il cacciator fischiando / su l'uscio a rimirar / tra le rossastre nubi / stormi d'uccelli neri /  poi non me la ricordo sai di chi è ! ? >> boh << ignurant , Carducci ! >>  << il San Martino di Carducci ! >> << non l'hai studiata a scuola ? e tu saresti un Poeta ? >>  gli rispondo secco ruminando << perchè Ibrahimovitc deve sapere la storia del calcio per giocare a calcio ? >> a Virgilio vestito da ultras, dico << sono abituato agli eroi classici, nullatenenti, con parole d'avorio, l'anima in calcestruzzo, non versano mai sangue, ballano come foche, tengono la palla in equilibrio sul naso: delle parole di Budda Disilluminato non me ne importa un fico secco. >> Ci allontaniamo, sbuca un meridionale dal viso rubizzo pancia calzoni corti sigaretta tra le dita guarda Budda Disilluminato gli dice << nà mazzata in capa attè sto cànnemmerda >> mi sveglio: mi stropiccio gli occhi non riconosco il letto in cui sono, non capisco dove mi trovo, la ragazza che mi dorme di fianco è nuda, non ricordo il nome, mi chino su di lei, le infilo tra le cosce il naso, sniffo l'odore d'intimità stordente, mi fa tornare in me: non è sufficiente. Le donne hanno la capacità di farmi perdere il senso dell'orientamento per il solo fatto di essere la grande promessa che il più delle volte non si realizza. Mi vesto alla chetichella esco dalla casa immersa nel giardino, accarezzo il cane che continua a dormire pur vedendomi, evidentemente mi conosce, scavalco la rete m'incammino sul marciapiede il traffico di mattina presto è sonnolento. Ho delle chavi in tasca, sono di una vettura, mi guardo attorno, i parchggi a pettine sono vuoti, forse i pantaloni che indosso non sono i miei, le chiavi infatti non le riconosco, cerco una vettura che non è la mia. Ho l'impressione di essere in un corpo non mio, è il solito scherzo dello spirito. Vivo nel corpo di una altro, se mi specchio non mi riconosco, se mi chiamano non rispondo, ci metto sempre del tempo prima di capire chi sono e di recitare come nulla fosse la parte che lo spirito ritaglia per me. E' un gioco, muoviamo i pedoni come negli scacchi. Funziona da sempre, ci canzoniamo amabilmente come due aristocratici dispotici ed irrequieti ragazzini, finchè esausti non perdiamo la pazienza, diventiamo spigolosi.            

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