domenica 3 luglio 2016

quattrocent'ottantadue

 Pastiche :)

Via Paolo Guaitoli, detta via della catena: campeggia nella bandierina da tramezzino la scritta - dwarf - sul cappello dello gnomo, porta in braccio la fortuna bendata da cima a fondo sul cucuzzolo: un glande al termine del piletto unito dalla catena spessa d'oro massiccio, all'altro piletto. Nottetempo un uomo tenta d'impadronirsi della catena rimane fulminato. Un secondo anch'egli fulminato come il primo si trasforma in oro. Altri uomini rimangono abbagliati dall'oro vengono fulminati, donne, bambini, vecchi, pensionati, ragazze, piazza Martiri brilla di statue immobili d'oro di gente fulminata. Si forma il popolo d'oro che estingue la generazione futura in men che non si dica. Maradona ricciuto, detto: pibe de oro guida il tre ruote sulle strade delle isole Eolie poco distanti dalla piazza irrompe da venditore di cocomeri col megafono invita ad assaggiarne una fetta. Li trasporta impilati a piramide sul cassone dall'Apecar. Dallo stereo le note escono per le orecchie del popolo d'oro che non ode la ritmica dei Chemical Brothers tantomeno la voce di Maradona. Fumo un sigaro che mi offre Virgilio sceso dalla moto da trial, osservo la piazza d'oro. Maradona come al mercato tra uomini immobili e lucenti, col megafono strilla la bontà delle sue cocomere. Arriva in contemporanea l'occhiale da sole con le lenti verdi dietro il viso di William Burroughs: guida la jeep piena di casse di Whisky, Bourbon del Kentucky, incurante e freddo, lancia biglietti da visita ne raccolgo uno. C'è scritto - killer is my name - mostra con orgoglio il fucile di platino a canne mozze, gli dico << è ottimo >> Virgilio annuisce mentre distrattamente impegnato come al solito, toglie la stella nera sul casco bianco, William apre il gabardin, all'interno minuscole tasche dove trovano posto le siringhe, lacci emostatici, cucchiaini, tutto il materiale per iniettarsi cocaina, dalla jeep scendono altre persone che non avevo scorto, tutte dicono di chiamarsi, Jack Kerouak. Uno di loro, mi consegna un romanzo che non ha pubblicato, l'incipit della trama inizia così. " La corsa di traditori scherani tentano la fuga impossibile, urla miste gioia del popolo, morti scomposti mostrano le viscere fuoriuscire dai corpi impiccati, la pietà abolita, ogni stirpe bastarda massacrata col favore del cielo, il sangue scorre puzza di ferro, trascina l'umanità cadavere, bocca priva di respiro per chi ha premiato la dittatura; chi mostra le vergogne appeso al palo, soffoca chi legate le mani ingoia denaro avvoltolato, l'asfissia è lussuria risa a spirale di serpente, l'eco sale, le trombe risuonano dalla scala magica impietosa, la dittatura spoglia, nuda, annientata, litri d'oro fuso bevuto dalla mediocrità fuori dal petto, braccia carbonizzate private del corpo, cumuli di denti, mandibole, teschi dalla calotta segata riempita di terra seminata innaffiata, immediato il germoglio di centinaia di garofani in camicia nera, a migliaia ricordano la libertà, l'identità, la lingua, le radici, la Nazione ". Jack Kerouak monta in jeep. Il futuro lo branco al volo nelle ali d'un gabbiano. Gli lego le zampe con filo argentato, lo ribalto tenendolo a testa in giù come un gallinaceo acquistato al mercato, con l'operazione chirurgica gli innesto due orecchie umane, foro i lobi per chiudere la clip di due orecchini, diamanti provenienti dalle miniere del Sud Africa durante l'aparheid, col sangue della rivolta abbevero gli altri gabbiani, si nutrono in discarica. Virgilio chiacchiera con Budda Disilluminato entrambi sotto la coltre buio sagomato ridotto a donna malefica. La ignorano come un riff di chitarra ignora il rullare di batteria. Maradona palleggia con un cocomero che si spappola a colpi di punzone. La jeep guidata da William Borroughs col gabardin gli occhiali da sole dalle lenti verdi, scompare all'angolo di via Berengario. Jack Kerouak scarica la bicicletta dalla jeep, un mazzo di garofani legati al campanello, saluta le statue d'oro irridendole in napoletano ad alta voce in modo che tutti lo sentano dice << appèn aò vìrìmm ce nè fùimme >> ( appena lo vediamo ce ne fuggiamo ) mi chiedo: a chi può essere rivolta una frase del genere ? non alle statue, che pur irridendole, le mette in guardia da una seccatura. Detta la frase come pazzo oracolo si dilegua pedala in tutta fretta, torna nel regno dei morti. Apro gli occhi al trillo del campanello. Rispondo al citofono, è Caterina Lisieux. Mi chiede se andiamo al cinema avedere il film dei f.lli Cohen le rispondo di si. Caterina mi rilassa, ho voglia di vederla, e mi dice << mi son detta chissà se è in casa Zen  ?>>.


       

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