domenica 12 giugno 2016

quattrocentosettantasette


Hashis : )

Salgo sul carro dei perdenti, tanga leopardato, reggiseno pelo villoso, la medaglia ricordo ballonzola sul lungo mare; lo yacht naviga nello stretto delle Bocche di Bonifacio, Marcello Mastroianni lasciato da Catherine Deneuve vuole suicidarsi. Federico Fellini lo consiglia di lasciare perdere << dai che andiamo dalla culona ci facciamo fare una bella fagiolata ! ? >> Marcello è inconsolabile teorizza grande verità professionali << Federico noi attori siamo tutti dai puttanieri, le attrici del gran puttane: non siamo gente da metter su famiglia ? ! >> Non ho dubbi sulla libertà non ne ho su quella dei nemici fatta di catene imene artistici: prego per loro. La testa del nemico compare lancia in tutta risposta una blasfemia irripetibile. Apro gli occhi sudato, vado in bagno chiedo allo specchio << se si ama, come non si fa ad avere fantasia ? >>. Chiudo la zip dei calzoni, mi distendo sul divano, chiudo gli occhi mi riaddormento. Bella come il sole sotto il portico Lungo, supera i 52 occhi di portico, incede radical chic all'esordio in società, sopprime noia consuetudine del popolo dismesso aggancia nel connubio amore utilità, il guinzaglio del maiale con cui deambula: cresciuto, invecchia, muore, l'affetto si tramuta in ciccioli salame. Tento di andare a vedere il film di Pedro Almodovar inspiegabilmente non raggiungo mai il cinema, non ho pregiudizi sul regista icona della sinistra; a pensarci bene ce l'ho, perciò non entro mai in sala. Ken Loach dal tavolino se ne va, rimane George Bataille. Il tavolino da bar è la copia di quello usato da Ernestro Calindri nella pubblicità del Cynar nel traffico cittadino; tra l'erba verde della campagna di Giugno il viso sbiadito di Georges Bataille sorveglia il Pastore della Beuce che ha con sè, annusa ogni angolo di radice fiore corteccia rugiadosa deposta dalla notte. Gambe accavallate da incompreso cita lo scrittore Kakuzo Okakura << L'uomo primordiale trascese la propria condizione di bruto offrendo la prima ghirlanda alla sua fanciulla. Elevandosi al di sopra dei bisogni naturali primitivi, egli si fece umano. Quando intuì l'uso che si poteva fare dell'inutile, l'uomo fece il suo ingresso nel regno dell'arte >>. Virgilio mi guarda affascinato dalle parole citate come poesia, pensa di non essere ascoltato << belle parole, chi è costui che le recità ?! >> Georges Bataille svanendo risponde << chiamami Victor per te e il tuo amico, sono Victor >>. Con la moto R80 della Bmw raggiungiamo Gubbio, Virgilio si toglie il casco bianco cuoricini neri, Rox parcheggia la Cagiva 125 Elefant contachilometri rotondo. Entriamo nella stanza affittata ogni cosa appare un'illusione; cammino nel dipinto la campagna agreste il ponte sul ruscello tra gli alberi, attende d'essere calpestato. Incedo turbato dall'ordine delle cose cui devo sottostare, qualcosa in me vede giochi vacui. Visito il museo della garrota, espone teschi col rubino nell'incavo del bulbo, gonfiati a ossigeno / elio decollano palloncini d'osso; la bambina stencil di Bansky stringe tra le mani le cordicelle, si solleva guarda il mondo mentre decolla sempre più, esclama << non sono di nessuno, nemmeno di me stessa, solo dei sogni >> Tra le scartoffie leggo il numero di telefono e il nome, penso in Inglese << why can't we live togheter >> Compongo il numero le dico che l'amo.

               

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