mercoledì 8 giugno 2016

quattrocentosettantasei


Diabolik  :)

La minuscola formica esplora la lente scura, copre il capo con l'ombrello multicolore, circola corpo morto sui rami curvi dei tigli trafficati. Il cane scomposto siede sulla panchina in legno, peluche  mono espressivo che attende il pulman. Su cui monto con la zaino colmo di notizie, il radar infilato nella tasca posteriore, preme sul soffitto graffia l'assolo. Il coltello pensa gli sia precluso il mondo che desidera, l'impedimento non può che amarlo. Sono fuori rotta spengo la rosa che profuma l'anima di conilingus. Trovo posto nell'ultima fila guardo lateralmente la vita. Insonorizzata canta brevemente il Paradiso, dalla fessura l'adagio sfiora l'alveo acustico << non si conquista la modernità privi di poesia >>. Mi riprometto di tacere ad ottomani sulla gobba, suono il sassofono attendo il fine turno. Il Boa s'arrotola in un visone d'inverno. L'imam solleva la veste, la donna in piena metamorfosi complica le relazioni future, la morte segna l'avviso di garanzia. Chi di Libro ferisce di Libro perisce. All'indietro la pellicola srotola il film porno, il quale sbuffa in suoni di calore, il fermo d'oro, radura di plusvalore, è perla di cupiglia. La vettura ingombra, trasporta la croce sulla capote s'indirizza al lago di cristallo, i lunghi coltelli pali in fila, feriscono le superfici. Il gallo canta fuori orario, la canna del fucile risuona tra i banchi, il mercato vede al fiume pochi spiccioli di natante. Approda al municipio, lega la corda all'inferiata del balcone. L'ascensore rivela l'amplesso. La cabina a parallelepido traspare sul cielo di Berlino: Rainer Werner Fassbinder saluta gli ospiti. Per istinto muore la parte vera, sul palpito leggo il verso in cui credo, niente più di questo per sorgere la sera. Esco con la gatta. Ferraglia sul muro indovina dove sbuca il ricciolo di burro, sbatacchia motori sulle sfere. Le pupille in metropolitana redigono l'ossido. Scalzo rivivo la nobiltà, sciacquo soli spenti dal profumo di maschio. Il piombo in casa illumina il solaio, traccia il solco diagonale nell'anima, la tela in terra rintraccia il ragno che sale sui pioli in tutta fretta come Diabolik. Apro gli occhi l'aria della fessura della finestra sul terrazzo mi rabbrividisce. Tolgo il libro aperto sul petto, - il Regno - di Emmanuel Carrèr, mi alzo, accosto la finestra guardo fuori, direzione del distributore di benzina: l'amico Barri Lush sotto l'ampia pensilina intrattiene i clienti chiacchiera tra le pompe, agita il corpo, le mani per spiegare, sorride, saluta, il signore con la portiera della vettura aperta, attende, scambiano parole, si allontana, prende la pompa la infila nel serbatoio chiacchiera col tipo alla guida.          

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