domenica 18 maggio 2014

trecentosedici


- Ratòn e Ludmilla -


l'uomo mugolava nudo. Divincolandosi ad ogni frustata tentando di scansarle inutilmente col bacino; le intuiva aspettandosi il dolore nella carne: la donna gli si avvicinò. L'uomo sentì masturbarsi da una mano esile e il calore delle cosce femminili avvicinarsi; in quel avvolgerlo sentì inghiottirsi dentro. Ritmicamente lei sopra. Si allontanò terminando bruscamente l'andamento del piacere innestato all'uomo. Riprese a frustarlo. Di nuovo gli si avvicinò, gli stimolò il pene con la bocca. L'uomo accasciò la testa da un lato. La donna s'interruppe. I dannati che osservavano la scena dietro il muro di plexiglass videro in un angolo della stanza alzarsi in piedi l'angelo. Col pastrano color porpora gli stivali di serpente; lo videro avvicinarsi percorrendo lentamente quei pochi passi che lo distanziavano tra sè e il cadavere sul letto. Ratòn si avvicinò. Allungò la mano per sincerarsi della morte. Si volse verso Ludmilla che era rimasta immobile con la frusta in mano le disse <<..lo rifai...poi scegli uno di loro...>>: guardando il muro di plexiglass. I dannati videro Ludmilla aprire la porta e andarsene. Ratòn l'angelo con le ali ripiegate che sbucavano dal mantello, si piegò al letto per far risorgere il corpo del dannato.   
       

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