mercoledì 2 marzo 2016

quattrocentocinquantatrè


 - Fuochi d'artificio di giorno -

Prima d'entrare al cinema incontro Adonello. Come stai, che ci fai qui, lo saluto. Lo vedo andarsene con la sporta tra le mani. Ricordo quella volta con Goran Smorto: eravamo in bicicletta nel traffico serale al centro del paese lo vidi tra molteplici teste, rapidamente dopo aver nominato il suo nome, ci demmo alla fuga pedalando velocemente sulla via laterale; Goran Smorto affaticato balbettò un aforisma di quell'esperienza << è proprio vero nella vita ci vuole l'occhio, se c'hai culo non l'occhio: chiunque te lo rompe >> è brutto dirlo: fuggivamo dalla sfortuna. Adonello è uno jettatore. Nell'entrare al cinema, non solo mi ci stavo scontrando, l'ho salutato gli ho stretto la mano. L'aforisma di Goran Smorto mi balenava per la testa; a mia giustificazione potevo dirmi che Adonello me n'ero liberato subito, l'avevo toccato si, ma girato l'angolo mi ero toccato per scaramanzia, attenuando sicuramente la carica di jella nei miei confronti. Nulla di cui rimproverarmi: avevo fatto il massimo che si potesse fare in questi casi mica potevo accendere un falò, ballare attorno al fuoco e fare gli scongiuri, ognuno vive la sua follia che deve rimanere sua. Ma sebbene avessi fatto gli scongiuri la jella avrebbe potuto riversarsi comunque sul film; premiato per la migliore regia, miglior attore, dava ottime garanzie per non essere influenzabile; inoltre l'avevano premiato in Germania non in Italia dove chi non vale un fico secco ha storicamente più opportunità di riuscire. Inizia il film. Impiego un po' per capir la trama, mi sento in una situazione surreale, come se avessi ordinato un piatto di spaghetti alla carbonara; prima ti portano gli spaghetti un quarto d'ora dopo la carbonara, li mangi pensando non fanno schifo, ma sono originali nel servirteli. Continuo a seguire la proiezione: confondo l'ispettore che fa le indagini, col marito dell'attrice principale che gira di sera con dei pattini da neve legati sulle spalle. Nella mia testa i due attori si sovrappongono; vacillo: guardo l'orologio; ascolto un frammento di agonia in me non si fa luce; ci sono delle cose che non coincidono; di tanto in tanto l'ispettore è alle prese con un omicidio, che poi saranno due, tre, ma aggiorna come è lo svolgersi delle indagini: allora mi metto in pari; però non capire sperando che uno ti venga a spiegare la trama che avresti dovuto seguire,  è una seccatura; immagini a colori acidi, nevica, pioviggina, c'è la neve che ricopre tutto; nei locali ci sono sbuffi di calore, tratti di miseria muraria, gli autobus all'interno dei quali viene girata qualche scena, scarico e tubi di scappamento, gli angoli della città inquadrati anonimi, nel film c'è freddo, mi accorgo di essermi seduto vicino alla porta di entrata, tira freddo anche qua; il refolo di uno spiraglio mi raffredda la spalla, come direbbe Goran Smorto << l'aria della fessura porta alla sepoltura >> lo penso toccandomi per scaramanzia, ricordo nell'entrare Adonello: mi tocco di nuovo; nel frattempo, una tizia matura s'immerge vestita nella vasca da bagno, fuma una sigaretta col bocchino ride simulando la follia. L'ispettore fa l'amore con l'attrice pricipale su un ottovolante; di fronte a questa scena, se ci fosse stata Caterina Lisiex mi avrebbe detto << con quel fveddo col cacchio che mi faccio fave su !? >> comunque scene piacevoli anche se non seguo la trama ce ne sono. All'interno d'una barberia c'è una bella sparatoria che ricorda la crudezza di un film di Takeshi Kitano; un'altra scena dove il marito dell'attrice principale compra le sigarette, prima di entrare dal rivenditore in un bugigattolo incagnato si accorge della polizia che lo aspetta; segue una sparatoria lui scappa inseguito gli sparacchiano crolla in strada colpito a morte. C'è un velo, dove tutto è ricoperto d'inverosimile; il pedinamento che fa l'ispettore al marito dell'attrice principale, il quale con un corpo sezionato nel sacco in spalla percorre la via di giorno, body bag color arcobaleno lo porta al ponte, nessuno lo vede mentre getta i pezzi di corpo nei vagoni ferroviari che transitano sotto; in Cina ci sono 1 miliardo 500 milioni di cinesi: nessuno lo vede; oppure; la moglie cioè l'attrice principale sotterra le ceneri del marito in un'aiuola del marciapiede, sono abituato all'Italia dove sulle aiuole ci cagano i cani: non so. Cmq il film è piacevole, la trama la ricostruisco; ho l'impressione che i cinesi nella recitazione abbiano qualcosa d'irreale riconducibile alla recitazione teatrale con enfasi come quando l'ispettore corre sulla strada ghiacciata, cade come un attaccante in area di rigore quando gli sparano in testa dalla tribuna. Verso la fine della proiezione spero che il film finisca: guardo l'orologio. Quando termina rimango fermo ipnotizato sulla poltrona veder scorrere i titoli di coda; ideogrammi in cinese simili a piccoli quadri bianchi nel nero. Tento di capire non so, forse mi gusto la fine assaporando qualcosa di perduto, filosofico, tratto da ciò che muore dopo averti illuso amato di un amore non corrisposto. Anche se incontrare Adonello penso che non sia mai un bel viatico.                

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