martedì 3 giugno 2014

trecentodiciotto


Edia Dolores

Edia Dolores nacque con la camicia, scuole private, amicizie selezionate, crebbe piena di attenzioni nella sua lussuosissima casa. Tique: cosi la chiamavano affettuosamente era il vanto di chiunque avesse il privilegio di catturare la sua attenzione; con quel portamento aristocratico, pieno di eleganza elitaria, incedeva come fosse l'unica donna sulla terra. Che ci volete fare ? Era un peccato veniale da perdonare, se poi più passava il tempo e più Tique era inarrivabile per chiunque: una sorta di divinità tanto era bella. Il mondo sembrava si prostrasse ai suoi piedi, soprattutto quello maschile conquistato da tanto fascino seducente essendo giovane, bella, affascinante soprattutto potente. Tique viveva gioiosamente il sogno di ogni donna: essere una regina. E delle regine non si parla mai male. Nemmeno se ti fai procurare da qualche cortigiano fidato e compiacente uno o due stalloni per un triangolo amoroso. Tradiva il suo uomo? Una regina può questo e altro. Le è concesso senza che trapeli scandalo. Tique non aveva ritegno, tradiva chi le dava fiducia, maltrattava chi la serviva, tanto docile e sofisticata in pubblico, tanto crudele e volgare in privato. Il vizio era il suo vero paradiso. La vita di Tique procedeva meravigliosa sul palcoscenico dell'immoralità e dell'immortalità.  Ma un giorno Tique morì. Per davvero. ( Si lo so che sembra strano che la morte quando si presenta non si curi di essere elegante e non sia finzione come la vita può esserlo, ma è la caratteristica della morte: è  fatta così. ) Lasciando tutti costernati. La giovane Edia Tique Dolores così inarrivabile da sembrare immortale: era morta. E morirono tutte coloro le quali s'identificavano nella femminilità moderna di Tique percepita come un' eroina emancipata. E la domanda che tutti si ponevano in quelle ore drammatiche era << ...perchè è morta ? ...>> La domanda fu riproposta ai filosofi. I quali la riproposero agli scienziati. I quali non trovando risposta la riproposero ad alcuni prelati, i quali avrebbero potuto conoscerla e divulgarla per rinfrancare il popolo dalla morte di Tique. I prelati pensarono che sarebbe stata cosa mirabile far dare la risposta ad un sacerdote di loro conoscenza che in fatto di relazioni con l'Assoluto detto Dio degli uomini aveva una certa naturale confidenza, che loro non potevano vantare. Il sacerdote aprì la porta santa dell'ufficio entrando vi trovò l'Assoluto detto Dio seduto alla scrivania intento a sbrigare le sue cose divine il sacerdote disse <<...disturbo ? >>  <<...secondo te ? >> ? <<...secondo me si...! >> Dio aggiunse <<...vedi che sei intelligente quando vuoi ?...>>  Il sacerdote richiuse dietro di sè la porta andandosene e una volta ridisceso in terra e incontrati i prelati, gli scienziati, i filosofi disse loro <<...Dio ha detto che contro il destino di ognuno non può fare nulla...altrimenti dov'è la libertà di fare ciò che si vuole ?.. dov'è la responsabilità ? e comunque a proposito di Tique che aveva tutto mi ha risposto che c'è chi invece non ha nulla ed è costretto a vivere tutta una vita di sofferenza....chi è messo nella condizione peggiore... chi muore o chi vive ? e allora Dio dice : poniamoci le domande esatte e non quelle sbagliate ... inoltre non rompiamogli i coglioni per certe categorie di esseri umani che non è interessato e c'ha da fare ...>> Il sacerdote, i prelati, gli scienziati, i filosofi, fecero una segno di croce davanti alla bara di Tique. R.I.P amen.           
  

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