venerdì 7 agosto 2015

quattrocentotrent'otto


 - il figlio del padre -

Nonostante fosse trascorso del tempo, tutto si fosse spento: nel volto del figlio traspariva l'alone di numerose colpe. Volontà che avevano animato la consuetudine di padre e madre. Essi avevano guastato pensieri colmi di frutti, nessun merito che si potesse festeggiare, rotolavano senza respiro dai pendii dell'amore presunto. Sebbene ammaccati non lo avrebbero mai ammesso. Recitavano se stessi nel rovescio delle colpe imbastivano argomenti che si sarebbero scagliati come frecce incendiarie nel corpo dell'altro. Privi di natura umana, si disprezzavano lapidandosi contumelie. Erano impressionati dall'infelicità raggiunta, forse suggestionati dalla felicità altrui, appropriatasi della consuetudine che per loro era stata devastante. Convintamente utopici uscivano dal fallimento rantolando vivacemente inerti a code di rettile. Corpi senz'anima. Il figlio crebbe in quell'alone controverso indossando l'abito più misterioso e candido di una vergine.

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