giovedì 14 maggio 2015

quattrocentodiciotto 418


è questo il rifugio; l'antro nero con cui mi allacciasti i pensieri. Lo vedo è ieri. Oscurasti il candore dei nostri gladioli all'altezza del futuro; raggelasti l'odore che seduce ed imprigiona. Ti appropriasti dei nostri occhi sotraendone la luce, spegnesti tutto con l'impasto di melma e crollo e raccomandata di non ritorno. Pur capendo, vissi e morii: non avevo altro che noi. Ogni tanto ci penso: nè piansi nè mi disperai per aver fallito; sentii un lento defluire in me, di rancore che la vita in sucessione svaporava avvolgendola d'oblio; svolgendosi. Morivo indirizzandomi al punto per noi di non ritorno. 

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