giovedì 18 luglio 2013

cinquantatre

penso che tra noi ci sia distanza e sia difficile. Ma se uno di noi, cioè io, nutrissi un qualche interesse per te; per come mi guardi ultimamente quando pensi che io non veda, e per quelle attenzioni che mi dimostri, piccole, eppure grandi per me che le ricevo quando non ricevo mai per sbaglio nessuna attenzione; e non si hanno per sbaglio attenzioni per nessuno, voglio dirti di quel giorno. Dei tuoi occhi, e quel sorriso che mi ritrovai ad inviarti tra  quella gente con cui stavi, e tu vedendomi, notai, come seguisti nel mio volto quell'espressione che si tramutò nel sorriso che ti inviai, e allora. Tu, mi rispondesti di riflesso con lo stesso animo sorridente, che pareva nascesse dal tuo intimo per giungere, a me, rimanendo nell'intimo dei nostri sguardi e sentimenti, se nessuno vi fece caso. E allora ebbi un moto spontaneo di euforia silente, al ricordo subitaneo di quel momento che stava trascorrendo consumandosi, con quell'incrociare i nostri occhi, e pensai tra me alle angustie e alle antipatie, che quei volti che avevo superato nell'inviarti quel mio sorriso, nutrissero per me, e se mi fossi fatto vedere dalla distanza in cui ero, e fossi apparso a loro, ciò che pensavo si sarebbe realizzato. A mio svantaggio. E allora guardai il gruppo di persone che erano con te senza mostrarmi si, e di sfuggita, passando, e consapevole di cercare solo te, per i tuoi occhi che nell'assoluto nascondimento emersero in tutta la loro volontà in quel sorriso che ci concedemmo con brillantezza d'intelligenza per me, direttamente me. Ed è da allora che ti penso, per come vorrei abbracciarti, quegli occhi sul tuo volto, e respirarti nei capelli. Sentendo che ti amerei, se tu lo volessi.


da rivedere     

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