giovedì 16 ottobre 2014

trecentoquarantasei



- Helmut Tordo -


Helmut è fatto così: siede di mattina presto al tavolino del bar, l'alba che s'intravede dalla vetrata in nero prende spazio sui muri delle abitazioni; Helmut rimane assorto nei pensieri concentramdosi sui disegni che compaiono dalla sua prospettiva dalle volte del porticato; o fissando per qualche minuto lo slogan di un cartello pubblicitario davanti ad un negozio chiuso verificandone l'efficacia; oppure come un antropologo osserva l'avventore anziano in angolo che sfoglia il giornale; Helmut mastica la briosc nel silenzio assoluto della schiera di pensieri che lo invadono e senza un ordine fissa davanti a sè il caffè che la barista gli ha servito, ricordando il movimento cinetico della donna col sorriso, che dal vassoio prese la tazzina poggiandola sul tavolino mentre egli osservava altrove; ora si concentra nella lucentezza dell'acqua che nel bicchierino resta immobile per lo spazio breve del vetro, poi l'attenzione delle frequenze che ode diventano preponderanti; e la radio in quell'atmosfera in cui Helmut è assorto di conoscenza e torpore, gli propone note musicali che gli annodano un groppo alla gola facendogli ricordare qualcosa di emozionante: individuando le casse musicali agli angoli del soffitto, riconosce il brano in I will survive di Gloria Gaynor. Ed Helmut si sente sciogliere da quella canzone e osserva viaggiando sulle note la giovane barista impegnata a lavorare dietro la vetrinetta; con quei due seni marmorei e quel fondo schiena della madonna; Helmut si sente confuso e non sà, se è commosso per i ricordi che la canzone gli smuovono nel cuore e nella mente, oppure per la resurrezione della carne che sente nei calzoni a tutto quel ben di Dio. Di mattina per un uomo, possono essere un turbamento.   

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