sabato 18 gennaio 2014

duecentoquarantadue

- memento -

il recto della cartolina è divisa in quattro mini riquadri. Che raffigurano: a destra in basso un teatro greco conservato bene. A sinistra in alto un tempio con i capitelli riversi a terra e le colonne che sembrano ceppi di marmo nell'area del nao e pronao. La stessa immagine in alto a destra è ripresa da un'angolazione diversa e in lontananza. Si notano sullo sfondo alcuni cipressi svettare. In basso a sinistra un paesaggio rigoglioso presumibilmente primaverile si distinguono alcuni nuclei di case lontane, che dovrebbero essere il paese di Ithomi, com'è scritto nella fascetta centrale della cartolina. 

sul verso c'è la data   10 agosto  1992 Grecia

pomeriggio dedicato al girovagare in macchina attraverso lingue di asfalto. Il continuo frinire delle cicale immerse tra gli ulivi e le sterpi dai colori polverosi e soffocanti rende erotica l'atmosfera mentre siamo alla ricerca di siti archeologici. In questo cercare girovagando, mi vien voglia di fare l'amore. Comunque qualcosa troviamo. E saliamo sulle mura di Ithomi per visitarle. Dove un vento robusto e persistente ha dato un tocco magico ed epico alla nostra scalata tra i blocchi di pietra. Disseminati tra la vegetazione rinsecchita. Ci fermiamo in un bar, ricavato da un'abitazione di piano terra, e dal tavolino guardando in lontananza il paesaggio solitario di mura, massi, bassa vegetazione alcune abitazioni, arrivando alla bruma dell'infinito; sorseggiamo due caffè alla greca servitoci dal nipotino della barista molto anziana; e vestita a lutto con il fazzoletto legato al capo e mosso dal vento. Terminati i caffè, abbiamo ritrovato la volontà di proseguire nella nostra ricerca di altri ruderi dai cenni storici; e ci siamo avviati nella speranza di vedere un anfiteatro che era segnalato sulla guida; che però non abbiamo mai trovato: o forse si. L'avevamo trovato alcune ore prima: ed era presumibilmente quello che avevamo visitato dopo aver svoltato una laterale; nello spiazzo di una buca enorme per metà circondata da alberi d'alto fusto; prima di Megalopoli c'era questo anfiteatro in cui non trovammo nessun visitatore. Scendemmo dalla R4: c'eravamo solo noi e l'alito d'un vento caldo sulle orecchie. E allora l'ho presa per mano e l'ho fatta sedere; come fosse una spettarice dell'anfiteatro, e ho inscenato alcune gag comiche da mimo un po' fesso e un po' cretino. Lei rideva come una pazza.      

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