venerdì 17 gennaio 2014

duecentoquaranta


- la nebbia -

La centuria romana formata da dieci contubernia allienate improvvisamente, sbucò. All'alba. Dalle nebbie della campagna marciando, e formandosi da grumo, ammasso, gruppo, a uomini delineati via via avvicinarsi, in quel marciare cadenzato. E ritmico di minaccia possente che incutono i guerrieri milites sotto l'elmo opaco e poi lucente ai raggi del sole. Indossando l'armatura di piastre sovrapposte, cingendo alla destra il gladius, con sul braccio sinistro lo scudus rettangolare fissato da una maniglia in legno al palmo della mano. Ordinati, imperterriti, marziali dietro al centurione che a cavallo avanzava, di fianco a signifer col portainsegne, e il tessarius poco distante e responsabile delle parole d'ordine. E uscendo dalla fumana; da dove giungevano il centurione al comando vedendo il chiarore, levò il braccio intimando l'alt alla truppa <<...aaaaaaaaaaaalt!...>> ( aaaaaaaaaaaaaaaalt...! ) La truppa si fermò. E così il rumoreggiare di quegli uomini in armatura. Il tessarius si avvicinò al centurione. I due cavalli si annusarono brevemente il muso, mentre i due miltari si parlottavano. Il tessarius si staccò dal centurione per avviarsi galoppando in avanscoperta in direzione. Della donna. La quale terrorizzata da quella figura maestosa che stava per sopraggiungere, rimaneva ammutolita nel vedersi il soldato romano a cavallo avvicinarsi e chiederle <<...excusate me no potest indicare exercitus Titus ubi quod habemus in occursum ante Gerusalemme ? >> ( scusatemi ci può indicare dov'è l'esercito di Tito che ci dobbiamo incontrare a Gerusalemme ? >> ) . La donna ascoltando paralizzata le parole del miliare; impaurita e alla guida della sua utilitarietta abbassò il finestrino con la manopola gnic gnic in fessura rispondendo <<...eehhhhhhhh? ...che hai detto ?...>>.       

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