lunedì 7 ottobre 2013

centoventotto 128

Lei è sconfitta dal presentimento di morte e orrore costante che la inquieta vedendosi sgretolare nel presente tutte le linee del corpo che la definivano in gioventù. Spinta in un buco pieno di nulla cerca la felicità necessaria ed è arduo il tentativo di significare a sé. Al cappio dell'io giunge concessa la propria coscienza che emotivamente reputa lecita. Riabilita così la carne che fuoriesce dai confini dell'estetica la nobilita vincolandola al degrado. Si concede desiderio, prima che al proprio. Ottenebra il sentimento profondo che ci preserva; nello stare in silenzio con sé raggiunge l'equilibrio. La vedo abbandonarsi per fare largo alla salvezza di matrice impietosa. Che giunge deambulando chiusa nei pensieri di conforto privo dall'eco trasmesso dalla carne amata per disperazione; debole sull'amore, naufraga non strutturandosi per nulla nel profondo dell'imo.


    

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