sabato 5 ottobre 2013

centoventisette

Al chiarore dove gli occhi si determinano nel qui calibrando in ordine i pensieri; richiamandoli dal nulla riassesto l'organismo sin nelle ossa; per deambulare sul precipizio rigido con certezze congrue; sotto le nuvole oggi bicolori di piombo a striature rossastre nel loro esser diurne; provengono dalla notte quand'erano scure nello scuro indistinguibili sorvolano quiete il giorno che si preannuncia immobile ed egregio per come si pone visibile di luce; e che dal gelo non si spegne indemoniato su ogni cosa con calma serafica s'infiamma al tatto; indigna soprattutto il ferro trasformarsi d'energia sino alle ossa; di ogni mano che si ritrae nascosta, come le nasconderebbe un ladro, le affondo nelle tasche dei pantaloni della tuta; con cui sono imbacuccato al mattino presto; assomiglio ad un uomo blu del deserto e rifletto che c'è qualcosa di desertico in tutti noi; qui sul piazzale con le mani in tasca il volto rivolto al cielo; indosso la cuffia di lana nera gli occhiali da sole nessuno mi riconoscerebbe; guardo quest'alba che fa capolino presentandosi riprincipia il giorno l'ennesima volta.      

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