- stand by -
e non mi muovo qui
le 18.08 al polso; sul letto
impiumato nell'eclissi di ogni percezione
dove i coltelli della realtà ammainano le membra
stropiccio nessun ricordo che io possa ricordare
nel mio cuore, di nessun cuore; semplicemente
qualche immagine confusa, stupida e muta
trafelata immediatamente mi abbandona
con del senso presso di sè forse, non
per me che intorpidito snocciolo
nello stallo
il tempo lento
mi fuoriesce; dagli occhi
muoversi nel significato che intravedo,
collegati al cervello, il quale respirando non visualizza
la messa a fuoco dell'esistenza sopra le coperte dove nulla è;
automa e automaticamente vestito nel non essere guardo fuori:
la finestra, la nuvolaglia all'orizzonte, la freddezza delle cose
sospinte dal vento indispettito; e m'introduco nella volontà
dell'esistenza vedendomi dalla finestra vestito; percepisco a
ritroso il tuffarmi sul letto impiumato; e nel riprendermi
la coscenza sto muto al termine di ciò che accade nelle
mie orecchie: piccoli tramestii, rumori, frammenti
provenienti dal vivere e dal morire.
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