martedì 10 dicembre 2013

duecentoventi 220

Quando ci incontriamo, ci detestiamo in sotto traccia. Come se ci fosse tra noi una linea d'aria esatta a bassa tensione; pronta e spenta per via di non rinfacciarcelo chiaro a voce. Nei fatti che commettiamo in quel relazionarci; dove l'idea di fondo è che l'altro voglia defilarsi dal litigio triviale e sonorizzato, scegliendo una boutade lieve e scontrosa ( a innescare un'implosione interiore ) dal tono indelicato necessario per il proprio ego, con l'assunto ripiegato nel tono della voce a modo di:  <<...se non senti:... questa la senti...>> Verificando in silenzio nel contempo, l'efficacia dello sgarbo, attendendo religiosamente compunto/compunta la risposta <<... l'hai sentita ?...>>  Con noncuranza algida sul viso di soddisfazione se la boutade si è dimostrata efficacemente congrua. Così, nutriamo l'idea che l'altro sia perdente. Ed è sufficiente a soddisfare ognuno momentaneamente in superficie, anche se in profondità rimane un/una testa di cazzo. <<...e a voglia fargli delle boutade quello/quella avrebbe bisogno di un lavaggio del cervello!...>> E in quella boutade: Lo guardi/ La guardi. Cambiando espressione se Lei/ Lui vacilla, ma. Poi non crolla. Come ti augurasti nelle prerogative della boutade. Quando la escogitasti come ritorsione di chissà quale fatto successo tempo prima. Ora uno davanti all'altro, stiamo come due fessi. Duri. Con quel sorrisino serio; come quando viene il postino e lo manderesti a cagare a lui e le sue raccomandate; oppure sei tu il postino, e vedi una con un sorriso del cazzo che la manderesti a fare in culo. Ti apre la porta e ti parla.Vi parlate. Come due sconosciuti. Ci guardiamo. Controversi, nell'abitudine di esserci visti innumerevoli volte. Pensando, che ciò che avviene tra noi è così, poichè Lei/Lui è così e non diversamente. E Lui, cioè io sono così e non diversamente nell'attuare questa querelle. La quale è nata perchè, perchè, Più passa il tempo e più uno non se lo ricorda il perchè. Di cosa. E ti innervosisci. Prendendo a caso la ragione del litigio costante, perenne: che alla fin fine la colpa è sua di Lei. Che non capisce un cazzo ! O Lui che non capisce un cazzo! Questa è la ragione, e tu. Ti senti vago nell'attenzione, per parlare: e di che parliamo con quell'espressione del viso entrambi qui. Sulla soglia della porta, a guardarci con quel sorriso da stronzi!
        

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