giovedì 1 maggio 2014

trecentonove

 Porto Vecchio  ( Corsica )     11 / 7 / 2010

Il nostro ristorante preferito è a quota ottocento metri. In salita poco dopo una curva sotto il porticato in legno. Una fontana all'angolo nella nicchia di sassi lo precede. Lì sopra sostiamo ad una certa ora della sera, anticipandola a pomeridiana se le giornate sulle spiaggie sono assolate e non ventilate. Ci alziamo dalla sabbia percorriamo la distanza di qualche chilometro che ci separa dalla collina. Amiamo la frescura dell'altitudine. Assopiamo docilmente i pensieri connotandoli di piacere e svago; sul tavolo di marmo stiamo in silenzio. A volte guardandoci come a delinerci qualcosa credendo di aver capito un accenno l'uno dell'altro oppure sono solo sguardi d'incomprensione tra due persone che pensano di conoscersi. Io la guardo perchè è lei; non so lei; non me lo chiedo quando intravedo l'abitudine. Volgiamo la testa attorno guardando dal tavolo l'andirivieni di ciclisti e camminatori sulla strada che passano per raggiungere il lago d'altura poco più avanti. Lo sfondo è del mare laggiù dopo il digradare della vegetazione collinare e la pianura. Nel tavolo di fianco a noi vi è una famiglia di lingua inglese che mangia, poco più in la una coppia di ragazzi tedeschi. Un cane annusa tra i tavoli scondinzolando. La cameriera con in mano una portata lo scansa delicatamente. Il piatto è per un uomo che pare sia abitudinario se mangia per conto suo. La ragazza in tuta da ciclista si sfila dalla testa la bandana e parlando con l'accento americano agli altri ciclisti accosta la bicicletta al muro e s'indirizza verso il ristorante. La guardo dal mio tavolo; nella sua silouette nera attillata salire i pochi scalini in legno della scala. Il glicine s'attorciglia al palo di sostegno del portico. Sul gambo l'ortensia muove con sè le foglie ritrovando costantemente l'equilibrio dopo aver oscillato. Qui seduti al fresco ordiniamo da mangiare. E nel silenzio tra noi, ascolto l'incrociarsi di lingue che non conosco accendendomi una sigaretta, osservo il rovo di rose che nel loro ciclo si succedono: chi avizzendo chi rinascendo.           

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