domenica 15 settembre 2013

centosette

...mi siedo in ultima fila. Mio figlio mi siede accanto, annoiato, chiedendomi cosa vuole dire << atrofico >> e << analgesico >> che la relatrice minuscola sul palco e gigante a fianco sullo schermo che la ritrae, nella sua lezione nomina susseguentemente nel discorso che sta facendo. E nel voltarmi gli rispondo avvicinandomi con la bocca all'orecchio, sbagliando nella spiegazione il significato di - atrofico - nel dettaglio; pur facendogli capire il concetto esatto, e continuando gli spiego brevemente con una battuta cosa vuol dire - analgesico -. La relatrice nel frattempo è un profluvio di parole. Convincendo nell'anima, lo spirito di chi l'ascolta numeroso ed educatamente attento, che l'amore è ciò che va spiegando con calore fermo, gesticolando ordinatamente, con un linguaggio efficace nella modernità e comprensione, citando luoghi eventi e persone dal cilindro delle sue numerose capacità di eloquio, legando sensi con un lessico forbito si, ridotto ad uso colloquiale per persuadere la bontà dell'argomento che tratta, e dell'umiltà che riveste, nella magnificenza della sua lezione ormai conclusa; mi fa intendere che se fossi giunto prima ad ascoltarla mi sarei detto, con cognizione di causa: superlativa!.    

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