giovedì 3 marzo 2016

quattrocentocinquantasette


 - White Dog sinfonia per Hagen-


Vedo il film " Single ma non troppo " l'orario della proiezione affisso alla locandina; osservo la foto delle quattro a sedere sul marciapiede, alle loro spalle iniza la scalinata in pietra da giardino urbano; una di loro alza la bottiglia in segno di brindisi: se entrassi al cinema con tutta probabilità mi sorbirei un film dal sapore femminista, verve antimaschilista retrò avanguardista: per baggianate felicitazioni non è sera m'indirizzo al mio cinema preferito: quello d'Essai. Arrivo nel quartiere rutilante laggiù, sto nell'angolo dove parcheggio di solito; guardo la svolta della via. Penso alla morte dice il poeta che non è altro che la curva della strada. Scendo. La ragazza che mi cammina di fianco è preoccupata; l'altra più avanti nasconde il viso. Rapidamente m'indirizzo al cinema, spingo la porta dell'entrata, le vedo serene, ciascuna con ombrello berretta di lana in testa transitano dietro la siepe. Il film si svolge a Budapest, l'Aquincum romana. Nella prima scena riconosco il ponte sul fiume Danubio. Ripresa al rallentatore dall'alto la ragazzina ungherese pedala la bicicletta sul ponte in una città fantasma seguita da un branco di cani: nello zaino ha una tromba. Trama: alla ragazzina viene tolto il cane il quale viene abbandonato. La ragazzina lo cerca, nel frattempo il cane vive randagio, finisce nel canile. La scena del ponte che ho descritto è la corsa dei cani alla riscossa i quali attaccano gli uomini. Nonostante la ragazzina abbia compreso come gli umani siano insensibili crudeli; suona la tromba riuscendo a sedare l'istinto di vendetta dei cani. Il titolo del film per intero è: White dog sinfonia per Hagen: nome del cane della ragazzina. Tornando verso casa, ho immagini del periodo in cui nel 2001 feci il viaggio a Budapest. Giocavo a calcio, niente figlio, il lavoro, avevo una storia, c'era la lira, il presidente americano era Giorge Bush, l'Inter giocava come al solito, internet non c'era, avevo tracce di gioventù nei capelli, l'11 settembre distante 6 mesi, non c'era l'Isis, David Bowie aveva l'età che ho adesso, la percezione del secolo nuovo stentava, i cinesi erano entrati nel mercato mondiale da poco, in città non c'erano extracomunitari come ora, il cellulare invenzione non lontana, leggevo la vita di Gaio Giulio Cesare; vivevo la parte di vita dove la trama è disegno come dice Shopenauer, non dove mi trovo ora; rovescio da cui si vede filo, intrecci, trama; non sentivo la responsabilità per qualcosa, ero felice. Parcheggio, salgo le scale non pensando a nulla di presente.          

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