giovedì 3 marzo 2016

quattrocentocinquantasei

 - Point Break -

I pensieri erano concrezioni sul ramo logico dell'illogico libere cordinate trasmesse dal mio vivere; merce sull'amore legata ai vivi e ai morti con la fune del pensiero, la vastità del tutto è impressione e non è tutto; la gravità è nel bicchiere in vetro da cui ho bevuto i numeri ed equazioni in birra; dalle profondità l'eccellenza dei saranno legati al cordone ombelicale; me stesso, minore in ogni cosa incapace di comprendere; il candore delle opere che non si percepiscono, non sentendo la ciclicità del sangue imperfetto: l'aurora degli uomini; e tutto roteava liscio nei miei pensieri: la realtà sviluppata, ardeva sull'altare dell'intimo ispirato; guardandomi attorno mentre camminavo sortivano le ombre ad origami della sera sorvolare, si fissavano distraendomi lucidamente in momenti simili al precedente simili al sucessivo, mi vidi in mezzo: constatavo l'ipnosi dell'esistere; dalla realtà laggiù l'andirivieni bagliori artificiali, la via buia dalla ferita illuminata v'introdussi il mio passo svelto; consegnai piedi e corpo al regno materiale distraendomi dai pensieri funambolici, spinsi l'impulso biologico dei freni; mi fermai davanti alla locandina di Point Break. Srotolai la trama del mio film l'avvolsi nella carta stagnola entrai al cinema. Del film in celluloide ricordo poco: il ragazzo fa base jumper, si lancia dai pendii sorvola vallate, in moto percorre i canyon dell'Arizona, nel corso della trama scopro che lavora per l'FBI tenta di sgominare una banda di terroristi, l'arabo ricco finanzia l'impresa, ragazze leggere, ragazzi e ambizioni, tatuaggi, sfide, espressioni da uomini duri, vetture potenti, muscoli da palestra, una storia comune di matti da legare.        




    

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