mercoledì 21 ottobre 2020

cinquecentocinquantanove

In rete ho sempre la sensazione di essere in nessun luogo. Dalla mia postazione capto l'immobilità cruda dell'esistenza: mia e di quella altrui. Un genere che va di moda nel mio percepire il creato visibile, molto più dell'esistenza reale; a cui ci si aggrappa per definire vicende che ci accadono che mi accadono. E' un tema superfluo senza significato me ne rendo ben conto: eppure il tentativo che mi pongo è di resistere a questa sensazione di nessun luogo che irrora i miei pensieri che mi fa diffidare che mi rende dubbioso e in ultima analisi allo stesso tempo mi fa sospettare come attraverso la tecnologia impressa della parola ci si possa sentire e percepire ovunque e non solo in rete in nessun luogo. Il troppo tardi mi consegna uguale e diverso all'inevitabile vita degli altri, ingessata paralizzata dentro una palizzata alta e invalicabile di senso programmato.       

2 commenti:

  1. In questa assenza di spazio sta forse la grandiosità della rete. Come anche la sua miseria.
    un saluto

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    1. si, nell'assenza di spazio si libera lo spirito. Che non trova ancoraggio nello spazio tridimensionale: la sua miseria. Apparentemente.

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