giovedì 15 ottobre 2015

quattrocentoquarantasei


- Il delitto -

Di te mi restano innumereveli cose. Brevi ingratitudini con cui piego i sentimenti, comparse dal cabotaggio mediocre, l'alfabeto esanime, parole che sotterro o resuscito causandomi l'infermità dei pensieri ipnotizzandomi. Ti assicuro: è un gioco. Di nuovo, di noi, non c'è nulla che possa attirare l'attenzione; il nostro panorama interiore è costellato da chiese demolite, antri oscuri; l'autenticità depredata da falsari, conoscenti reclutati dall'insensatezza. Se intercetto qualche senso di colpa non lo rimuovo, lasciandolo lì a rasserenarmi; se incontro le tue sofferenze causa mia, ironicamente capisco. Come capisco gli attimi su cui svaporammo. Fummo estorti da cocciutaggine d'amore, rimanemmo insieme per commettere atti tranquillamente puri tra noi. Non può essere che così.

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