domenica 6 luglio 2014

trecentoventitrè


- Domingo por la tarde en la ciudad - 


La tonaca nera è del sacerdote: chiude il portone della chiesa e scompare; i ragazzi scaricano la strumentazione sonora dalla vettura entrando nel locale; il folle è seduto sul muretto dei giardini pubblici, veste una polo blu e un paio di calzoni neri, si regge il volto con la mano e pensa meditabondo guardando il passeggio di fronte a sè; una vespa blu con la sella nera gli è parcheggiata a pettine vicino; sulla panchina che ho di fronte l'uomo indossa la polo color lilla e gesticola seduto, parlando al telefonino con voce profonda e impastata; la schiera di donne di lingua polacca siedono su altre panchine sparse, gustano l'ombra del pomeriggio nuvoloso e torrido sorridendo oppure ridendo dei fatti loro; la coppia matura ride di una vicenda che l'uomo ha appena narrato, lo stesso uomo tra le risa della donna, rispiega il finale; mi volto: una coppia di anziani mi guarda pensando che forse non mi alzerò dalla panchina e si siedono sul muretto vicino al parcometro; la donna anziana indossa una T-shirt che probabilmente appartiene alla nipote; alla vespa blu con la sella nera si è affiancato uno scooter nuovo di color antracite; il folle si è alzato a sgranchirsi le gambe e cammina verso la chiesa; passa un vigile urbano e svolta lungo la via stretta; le cicale rovesciano nell'aria il loro frinire che scende nelle orecchie di chi attraversa i giardini; il ragazzo indossa una camicia nera siede al posto dell'uomo che vestiva la polo color lilla; si toglie gli occhiali da sole appoggiandoli di fianco al libro che ha con sè: mi guarda incuriosito; il folle si è seduto e si guarda i piedi ipnotizzato in un unico pensiero; due uomini giovani dalle fattezze medio orientali si fermano a dialogare con due donne mature di provenienza dell'est europeo; il cane da salotto: un barboncino biondo al guinzaglio, è fermo all'angolo dell'aiuola per fare i suoi bisogni; la ragazza dai calzoni aderenti di colore verde allenta la tensione del guinzaglio avvicinandosi, s'infila un guanto e raccoglie gli escrementi; la vettura parcheggiata alle mie spalle, ha radiatore che smette di funzionare subito dopo la chiusura della portiera e il bip elettronico; l'anima della natura nel frinire delle cicale è di rumorosità stordente, consueta insegue i timpani di chiunque passi da queste parti; le donne di lingua polacca continuano ad essere sorridenti e a volte silenziose nel comunicare tra loro; l'uomo con la camicia di color nero legge un libro che gli copre il volto per intero; un mio amico al tempo del collegio passa e nel passare mi ricorda il suono stridulo della sua voce che non sento da anni; contemporaneamente un altro amico che definisco eremita metropolitano scivola con la bicicletta e passa; mi fa ricordare l'ultima volta che ci incontrammo: mi disse che tra me e lui c'era uno sguardo antico; l'uomo con la camicia di color nero cammina svelto allontanandosi e stringe il libro in mano: guardo la panchina dov'era seduto; e continuo ad attendere: sono nel luogo in cui passò quella donna qualche sera fa e che seguii verso casa; la ricordo con un vestito lungo incedere tra le vie notturne entrare nei giardini; seria con stile autentico, percorse elegantemente il palcoscenico dei miei occhi e la vidi illuminata di amore possibile; mi misi a seguirla e prima che entrasse nel portone di casa le chiesi "...andiamo a bere qualcosa in un bar...?  " lei mi rispose "...ma sto entrando in casa !.." ( come dire non potevi chiedermelo prima ? quando ci siamo visti lì al bar ? che stavo seduta annoiata a bere quel calice di vino ? )"...ora non posso...! " e allora mi vedo sciocco e ingenuo; mi si sfuma in un battibaleno un'opportunità in cui non credevo, ma che in un attimo si era fatta credibile attraverso il mio invito e le dico / mentre le direi qualcosa / non so come continuare e la guardo; lei mi guarda come figura che le parla nel buio pesto del piccolo portico in cui ci troviamo aspetto di metterla a fuoco per vederle il viso / lei in un attimo si raccoglie e in un fiato tra spavento sedato e incredulità; titubante nella situazione che le pare intricata inesorabile mi ripete "...non posso..." e se ne va. Lasciandomi. Come uno che poteva giocarsela meglio.             

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